Carlo Molinaro

Cinque poesie (o qualcosa del genere)


IN UN CERCHIO DI SCOGLILasciarsi prendere da qualche tentacolo o da nessuno - o da uno solo o da molti o dallo spazio fra tentacolo e tentacolo senza l'ansia di dire né l'ansia di fuggire - e che il tempo si fotta e che l'amore entri ed esca come l'acqua in un cerchio di scogli. POESIA PER UNA CHE NEANCHE DA MODELLA MI VUOL FARE Sarà presunzione, sarà certo presunzione la mia, però sono convinto, persuaso che saprei fare meglio: passo in rassegna le foto di te che trovo in rete: qualcuna non è male, qualcun'altra è banale - quasi ognuna è da fotografo professionale: e i fotografi professionali sono come gli arredatori e i designer: trasformano l'incantevole speciale imperfezione in perfezione seriale senza incanto. Sì, io sono convinto, persuaso che saprei fare meglio: perché lo so che so guardarti meglio: sono convinto che ci riuscirei senza studi di posa, senza i parasoli e i riflettori, senza quegli obiettivi a cannone: mi basterebbe la macchinetta con cui faccio le foto e i film, in casa o nelle strade o nei locali dove suonano e recitano i miei amici artisti sgangherati. Saprei fare meglio: perché troverei il luogo e il tempo che sembra per caso, lascerei scorrere tutte le cose quasi distratto: poi per uno strano mistero (un mistero di cui sanno poco i poeti e i pazzi, niente i professionisti, qualchecosa gli amanti - ma non troppo) lo scatto arriverebbe nel momento giusto, la luce giusta, giusto il gesto della mano, del labbro, del ciglio, delle spalle. Gli utenti del sito Bellísimas, vuvuvù bellisimas es, ti hanno votata tre stelle (su cinque): se penso a te, dico che sono stronzi, io a te di stelle ne do una galassia; però valutando i video e le foto (che in teoria è per quello il giudizio...) non è che posso dargli proprio torto: si può fare di meglio. Più precisamente: io potrei fare meglio. Mi piacerebbe dimostrartelo ma temo che resterà una di quelle teorie mai dimostrate, che tu neppure questo mi vuoi concedere: oltre l'amore mi neghi pure l'arte: e io che da bravo bohémien del cazzo vivo d'arte e d'amore e di sogni infiniti resto imbronciato a pensare fra me: che spreco, vaffanculo, che peccato! LA RAGAZZA DI PROFILO ALLA CONFERENZA La ragazza seduta in prima fila è bella di profilo e me la guardo fra un bla e l'altro del conferenziere. Ha bei capelli e un bell'orecchio destro. Però quando si volta non è bella. Le direi: «Devi stare di profilo». Lei forse a me: «Tu di profilo no, sei brutto, devi stare di prospetto o di tre quarti, di tre quarti al massimo». Se ci mettessimo insieme dovremmo stare sempre così, lei di profilo, io di prospetto. Troppo complicato. Ne cerco un'altra da fantasticare. CHI È PIÙ TESTARDO? «Chi è più testardo? Tu o io?» mi chiede la donna bionda che tengo per mano nell'aria bianca di questa mattina. «È uno scontro ad altissimo livello» rispondo - e penso che ha un livello altissimo anche l'amore, non solo lo scontro: l'amore fra i due più testardi del mondo. Quando passiamo insieme sotto i portici non troveresti una coppia più bella: ma quel che vede la gente è soltanto una piccola parte: la parte migliore è dentro, è riposta, è delicata come un gheriglio: succede certe volte che neanche noi la possiamo vedere. POESIA FILOSOFICA ESISTENZIALE Dopo la morte di Dio siamo stati costretti a dare al Nulla il suo bravo valore: a non riservare il valore all'Eterno. Poi abbiamo tolto le lettere maiuscole (dio, nulla, eterno) e siamo rimasti nel nostro minuscolo. Dato che siamo animali minuscoli non è stato così male: ci siamo trovati più vicini a noi stessi, abbracciati più stretti. Che poi, pensandoci, Dio non è morto: non è mai nato, piuttosto. Che in fondo è quel che dicono anche i credenti. Sono bislacchi i credenti. Se indaghi scopri che sì, Dio dicono che esiste, però in un certo modo, esiste a modo suo. Io non ho fede perché sono più semplice: per me esiste ciò che tocco con mano o con cuore: poi può esistere tutto, ma adesso a che serve? Per quel che ne so, devo dare valore a questa breve vita che sarà nulla di nulla. Anche il cosmo finisce. Poi quando sono in vena di sognare penso che Dio è qui sul balcone con mio padre, con Monica, col Vispo. Ma non mi sogno di dare al mio sogno altro valore che quello del sogno. Io non so niente: vivo e muoio e sogno. Dopo la morte di Dio siamo stati costretti a dare al Nulla il suo bravo valore: ma Dio non è morto, perché non è mai nato. A volte penso che anche gli antichi non fossero poi così ingenui: l'Olimpo era una fiaba, i più accorti lo sapevano. Era lo stesso: i più accorti lo sapevano, e i più accorti fra gli accorti sapevano dimenticarsene e andare a Delfi o a Lourdes per consolarsi. No, in effetti la morte di Dio è una bufala chic dei filosofi moderni: Dio è dove è sempre stato, dentro il sogno. Non è poi detto che sia un brutto posto.