Carlo Molinaro

Altre due poesie


L'AMICA, I BASTONCINI, IL CODINO E L'ORARIO DEI TRENI Esagerando le mie inclinazioni maniacali la giovane amica mi ha portato persino i bastoncini di legno, il foglietto col menù e una bustina di salsa, dicendomi: «Queste cose le ha toccate con le sue mani la tua amata che lavora al sushi bar: forse ti fa piacere tenerle nelle mani». L'ho guardata, l'amica. Non mi stava prendendo in giro, né mi è parso che mi considerasse un pazzo da non contraddire, e neanche lei è pazza, non mi sembra. È stato un semplice gesto amorevole quello dell'amica: pure se non sono feticista e non conserverò quegli oggetti come reliquie (perché le mani dell'amata non riamante le vorrei stringere nelle mie direttamente e non per interposta bustina di salsa: piuttosto con la fantasia, ma direttamente, non per interposta bustina di salsa), il gesto dell'amica è un gesto amorevole e m'induce a volerle più bene: così un amore negato se non altro può svelare altri amori diversi in persone diverse, amori o amicizie, o quello che è: son tutte cose dello stesso genere. Quindi il feticismo no, ma invece ho gradito molto il racconto di com'era lei mentre dava i bastoncini e le bustine di salsa: specialmente la descrizione del piccolo codino in cui si lega i capelli corti: «minicodino» l'ha chiamato l'amica, raccontando. Mi piace molto il suo minicodino, è una cosa di lei che bacerei: e a me piace sentirmi raccontare le cose che bacerei e non posso baciare, le cose che toccherei e non posso toccare. Mi sembra naturale: è come quando uno vorrebbe viaggiare ma non può e allora viaggia con le guide turistiche, le enciclopedie geografiche, i racconti di amici, le riviste, i documentari: non è la stessa cosa, ma è qualcosa. Da bambino lo facevo tantissimo con l'orario ferroviario, che ha solo numeri e nomi in colonna, non ha neppure le fotografie, ma io ero un bambino con molta immaginazione e stavo interi pomeriggi a viaggiare. Fra i sette e i dodici, tredici, quattordici anni, due volte all'anno, al cambio degli orari, chiedevo ai miei qualche moneta e compravo il mio libro preferito, l'orario ferroviario: quello grande, completo, tutta Italia. Ero bravissimo a leggere e interpretare tutti i simboli, certo non facevo errori tipo prendere di domenica un treno feriale: no, non facevo errori, facevo coincidere le coincidenze e tutto, anche per lunghi viaggi cambiando un sacco di treni, scendevo magari per mezz'ora in piccole stazioni sconosciute, era una bella avventura; e dovevo avere assolutamente l'orario buono, l'orario in vigore, non un orario vecchio, se no mi sembrava di viaggiare per finta. I miei genitori non amavano viaggiare, quindi si stava quasi sempre a Vercelli: finché non ho potuto viaggiare da solo, ho viaggiato con l'orario ferroviario. Poi ho preso il treno vero, e la moto, e sono stato in mille posti, dalla Puglia all'Olanda, dal Portogallo all'Ungheria, ed è stata tutta un'altra faccenda, ma se uno non può l'orario ferroviario (purché sia quello in vigore) è una soluzione ragionevole. A volte leggevo anche Salgari e cose così, però preferivo l'orario ferroviario: in Salgari i viaggi sono già raccontati, non sono viaggi tuoi, son viaggi suoi: m'annoiavo perché non potevo scegliere io le stazioni in cui scendere. La cosa migliore è viaggiare davvero, ma, di volta in volta, si fa quel che si può. Nell'amore credo sia la stessa cosa: se una donna la posso viaggiare davvero è meglio, e la viaggio; però se non posso, la viaggio sull'orario ferroviario, sul racconto dell'amica, sulla foto che trovo in un sito, su un pezzo di frase che le ho sentito dire, insomma su tutto quello che c'è, quello che posso raggiungere: non è naturale? A me sembra di sì. Certo, nessuna stazione si è mai infastidita per il mio viaggiarci con l'orario ferroviario: neppure Caltanissetta Xirbi dove pure sono sceso tante volte: mi piaceva il suono Xirbi, è buffo Xirbi, no? Detto per inciso, nella realtà in Sicilia non sono mai stato, ancora oggi non ci sono mai stato, ma Caltanissetta Xirbi è indiscutibilmente un luogo mio, un luogo della mia infanzia vissuta dentro l'orario ferroviario. Invece le ragazze certe volte s'infastidiscono: sembra che i minicodini oltre che non baciabili debbano essere anche non raccontabili: certe volte le ragazze non vogliono essere baciate nemmeno in fotografia, forse nemmeno in fantasia. Le ragazze sono più complesse delle stazioni ferroviarie, lo so; inoltre c'è da dire che a Caltanissetta Xirbi se oggi decidessi di andarci davvero potrei farlo, basterebbero un po' di soldi e un po' di tempo, tranne se in questi quaranta e passa anni per caso avessero soppresso la stazione, succede anche questo, che sopprimano le stazioni. Una ragazza no, se non vuole non posso andarci davvero, mai, non c'è speranza. Quindi il paragone non è del tutto calzante, ma era per far capire delle cose. Che poi mi sembra che qualsiasi ragazza almeno qualche foto, almeno il racconto del minicodino lo dovrebbe concedere a tutti: la bellezza è anche un po' patrimonio comune dell'umanità, secondo me, è come l'acqua, non va privatizzata. Comunque insomma mi ha fatto piacere che l'amica mi abbia raccontato del codino: non perché io non l'avessi mai visto, non è quello, è che è bello sentire raccontare: se una non sta, o non sta più, con me, è bello almeno sentire raccontare. Ci sono uomini che non la pensano così, gridano addirittura: «Non voglio mai più saperne niente». Secondo me fingono. Certo è meglio viaggiare davvero, è molto meglio. Sì, è meglio, ma se dovessero rinchiudermi per esempio, da vecchio, in una casa di riposo, inabile prigioniero in un luogo non scelto (inabile prigioniero in un luogo non scelto: se ci fai caso, è la stessa situazione dei bambini... però non hai più una vita davanti per rimediare) io chiederò un orario ferroviario: che altro potrei fare? Speriamo che l'animatrice me lo porti.  LA COSA BACATA È una cosa bacata non l'amore in sé ma come lo vivi - mi dice. Molto spesso lei ha ragione. Non sempre, ma spesso lei ha ragione. Dunque mi domando quale sarebbe il modo non bacato di vivere l'amore, quell'amore, se esiste un modo non bacato per viverlo. Non lo trovo. Tranne se considero valevole come modo non bacato per viverlo il non viverlo: smettere di fare qualsiasi cosa, stare fermo con le mani nelle mani - le mani vere e la mani della mente. Non far più niente. Non credo di potere. Non so. Non so. Col tempo passerà.