Carlo Molinaro

Ho partecipato alle 25 ore del Grande Fresco


Ho partecipato alle venticinque ore da record del Grande Fresco all'Artintown. Ho letto due poesie alle quattro e mezza della notte, dopo che ero lì da circa sette ore... Poi sono tornato lì il giorno dopo, la mattina, e poi la sera, fino allo scoccare della venticinquesima ora, l'ora del primato. Ho girato qualche sparso frammento di video (c'è qui sotto in due parti, e intero su Vimeo). È stata un'esperienza strana ed entusiasmante, sono ancora un po' sbacalito (io che pure un po', dopo, verso mattina, ho dormito nel mio letto: figuriamoci chi è stato lì per tutte le venticinque ore!).Dunque, ho letto due poesie alle quattro e mezza della notte. Davanti a me non c'era una folla ma c'era comunque molta più gente che a tante letture che ho fatto in ore «normali». Mi ha fatto molto piacere che ci fossero, a quell'ora, mio figlio Francesco, e poi Helen ed Erika. Ma tante altre persone sono state gentili e simpatiche con me, dandomi gioia: fra gli altri, i Maniaci d'amore e Alberto Visconti. La prima poesia che ho letto s'intitola I poeti non parlano a vanvera ed era scritta a mano su un pezzo di carta (ebbene sì, spesso le poesie le scrivo prima così, perché mi vengono nei luoghi più impensati: quella l'avevo scritta seduto su un gradino in via Modigliani a Torino, per la cronaca - solo in un secondo tempo le copio al computer), e poi nella notte ho perso il pezzo di carta, quindi in pratica è una poesia perduta: proverò a riscriverla a memoria, quando mi verrà voglia e ispirazione.Ma quella che ha avuto più successo è la seconda poesia che ho letto, che si intitola Fantasticherie e in realtà è una poesia-canovaccio, nel senso che ogni volta che la leggo non è che proprio la leggo com'è, ma ci faccio aggiunte, variazioni, un po' come nella commedia dell'arte, insomma. La versione originale, scritta a marzo, è comunque in questo post del blog (la seconda delle tre poesie che ci sono in questo post del blog). Magari scriverò su carta anche un po' delle aggiunte fatte via via, quando mi verrà voglia e ispirazione. Guido Catalano ha detto che è una poesia che m'invidia, che vorrebbe averla scritta lui, e questo mi rende molto orgoglioso, perché il Catalano non fa complimenti a caso: le volte che mie cose gli sono sembrate brutte, me l'ha detto, e lo stesso faccio io con le sue cose, e questa è l'amicizia, mentre non è amicizia quella dei circoli zuccherosi dove tutti lodano tutti (asinus asinum fricat). Le critiche più severe, detto per inciso, mi vengono dalle donne che mi amano. Perché mi amano, appunto. Noi si è gente seria, anche se non sembra.Però la poesia Fantasticherie, il successo (!!!) di stanotte, me l'ha fatta scrivere una che non è che mi ami molto: io mi sono preso per lei una cotta devastante ma lei niente... Adesso tuttavia non cominciate a dire che va sempre così, che i poeti scrivono solo per quelle che non ci stanno. Nel mio caso almeno, non è vero: ho scritto (e scrivo) vagonate di poesie in amori ricambiati e vissuti nella vera quotidiana vita. Chi mi conosce lo sa. Quella che ho letto stanotte però è una poesia di fantasticherie, come dice alquanto chiaramente il titolo, fantasticherie comiche (quasi lo «spettacolo d'arte varia» di cui parla Paolo Conte in una sua bella canzone); e le fantasticherie prosperano dove il concreto latita, si sa (benché il confine non sia poi netto). Alla fine del super Grande Fresco, alla ventiseiesima ora potremmo dire, ci sono stati i ringraziamenti. I tre eroi frescanti, Guido Federico e Matteo, hanno ringraziato tutti gli ospiti partecipanti. A loro volta gli ospiti partecipanti potrebbero ringraziare mille altre persone, perché da cosa nasce cosa, è una catena infinita, un'eterna ghirlanda brillante se vogliamo usare parole di Douglas Richard Hofstadter. E io quindi voglio ringraziare, che il ringraziamento sia gradito o no (nell'euforia del finale del super Grande Fresco mi pareva impossibile, impensabile che un ringraziamento potesse essere sgradito, ma non si sa mai), la ragazza che mi ha fatto scrivere Fantasticherie e molte altre poesie, questa ragazza qua.Sono quasi due anni che è cominciato il Grande Fresco: fin dall'inizio ne sono diventato frequente spettatore e talvolta ospite partecipante. Ora c'è stata questa impresa delle venticinque ore filate: una vetta raggiunta, ma spero che non sia un finale. Spero che loro, e noi, e tutti, si resti sempre in movimento, si continui sempre a correre verso nuove mirabolanti avventure. Cioè, in sostanza, a vivere. E non solo di fantasticherie.(Nell'immagine in alto a destra, Jessica Arpin nella venticinquesima ora del Grande Fresco.)