ONE MAN TELENOVELA
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Post n°212 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da molinaro
Lavorare. Vado avanti a lavorare ma ho i brividi, un freddo nelle ossa, forse un attacco d’influenza o forse qualcosa d’anima o le due cose insieme. Ho un po’ di febbre, le mani gelide, vado avanti a lavorare qui da solo. Ma in qualche minuto fra una cosa e l’altra scrivo una poesia tremolante, che ha cominciato a formarsi ieri su un treno leggendo un racconto di un’amica (dal quale è tratta la frase in epigrafe) e poi si è completata adagio oggi, finché in un attimo si è fatta scrivere, come può anche succedere, a volte succede così. Però a gennaio non mi vengono grandi poesie, c'è troppo inverno e amo la primavera.
IL SERPENTE
Ho paura e ho paura d’averne perché nel nostro caso, amore, aver paura vuol dire ripensarci, ritornare alla normalità anche quando non ci appartiene. Chiara Borghi
Sembra che il mostro venga da lontano, quello che ci si para sul confine impedendoci il viaggio o sprofondandoci nel naufragare. Accusiamo gli avversi numi o destini o il fato stesso, Dio o chi per lui, o i nemici mortali che ci fanno la guerra. Soccombiamo al tempo ed al dolore. Il mostro sale sì dagli abissi – ma non dagli abissi del mare: è dentro l’anima l’abisso dove s’annida e cresce inesorabile il mostro, come un angelo custode non invitato né gradito, un freddo complice che da sempre ci conosce.
È cattivo, ma non ci lascia mai. È brutto, ma è la nostra compagnia. Perciò non lo scacciamo eppure forse potremmo: il nostro tempo limitato usarlo per cercare una migliore prossimità, una storia differente. Ma c’è il rischio di rimanere persi con la disperazione che trabocca e più nessun consorzio in cui cercare d’incrociare uno sguardo. Noi cediamo al compromesso, adattiamo la rotta a esigenze non nostre, addirittura preferiamo annegare che rischiare d’essere soli in un deserto vuoto.
Sembra che il mostro venga da lontano: non è così: ci tiene per la mano ammiccando: lo sai che tanto è inutile, A volte ci scostiamo qualche passo, tentiamo una sortita ma ci prende il terrore: che forse abbia ragione il mostro, che non c’è viaggio diverso dal suo: non sfuggiremo alle sirene della ridicola normalità.
[nell’immagine, l’ingresso dell’Humpty Dumpty a Genova la mattina di Capodanno: ci ho fatto una bella lettura di poesie una volta] |
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