Achab

Dimore Itineranti


Vagavo nella città, tra cornici febbricitanti di tristi bagliorilampioni obsoleti, opachi di nebbia accalcata, asciugata d'aliti di ventofiotti rossi, violenti, d'insegne sanguinee mi stupravano l'iride.Erravano gli occhi guardinghi seducendo di sottecchi palazzonis'affogavano gli sguardi oltre la sfilata di muri e transennatia scorgere lontano passanti insonnoliti, protetti dal torpore della casa prossima.Immaginando soffitti rossi d'edifici che dietro le spalle mie scomparivano-abbandonandomi, abbandonandosi, abbandonando me- riducendosi nel proseguio della distanza in microscopici gusci di noce.Immaginavo astri celati dallo smogabbigliati di velo nocivogl' intravedendo i timidi luccichiisoffuse gocciolina di brina, sommessamente punteggiavano il parabrezza.M'osservavo gli occhi nello specchietto retrovisorene coglievo dentro i riflessi delle vetrinerovistandomi l'anima nel caos turbolento del vissutonei lembi acquosi dello spirito.Respiravo aria artificiale, sgusciava serpeggiando nel labirinto delle narici infreddolite.Le voci dei passanti mi rendevano in dono piccoli pezzi di carta col testo delle loro viteimpresso nell'ossigeno, inabissandosi lento nell'uditos'ancoravaauspicando speranze a metà in bilico sul baratro del caso.Guidavo senza coscienzané meta concretasfidando i semaforidanzando sul ciglio del secondo.Rabbrividivo e imprecavo maledicendomie mi baciavo le membra attraverso giustificazioniillusioni guaritrici e carnefici, esse stesse.Aggrottavo la fronte, e lo specchietto m'imitava soddisfattosorridendo della mia folliaannotandomi i nomi delle vie che percorrevo, nell'antro della memoria parziale.Scesi, a ridosso del lungo Po.Scrutai le acque nere petroliole alghe abbarbicate nel buio agli estremi del parapettofarneticando ricordi, narrando alle correnti del fiumeannegandoli tra sassi e putridumerealizzando esca per pescialla mercé degli affluenti.Urlai ed Eco ribadì le verità taglientil'Ascoltavo: latente tra le nubi e stormir di foglie.Sanguinavo dentro, smarrendo rantoli di vitaardendo bramosia che s'appressava a diramarsifrenetica in cascate d'adrenalinami tuffavo sniffando umidità lacustreIll crepitìo dell'acqua mi depredòdelle preoccupazioni:S'arricchì d'utopie delirantiche vagabbondeggiano oramai nei liquidi fluvialigirovaghe, s'evolvono presso dimore itineranti.