Achab

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Il castigamatti del cielo era piombato su di lei come un elicotterino impazzito radiocomandato da mani inesperte, mani bambine: lo schianto era a portata di mano. Un nulla, un errore in picchiata e sarebbe stato il tonfo.Constatava quanta vecchiaia fosse passata sulla sua faccia, quanta età biologica si fosse intestardita contro di lei che invece grondava oggettivamente giovinezza, ma sai le donne quando si mettono in testa di mugugnare brontolii a casaccio sul tempo mortale, hai voglia ad assecondarle oppure a dirottarle verso altre meno lancinanti discussioni: un corno.Il castigamatti del cielo arriva e fa il diavolo a quattro. E tu puoi trascorrerci delle ore o dei giorni o dei mesi lì a voler cancellare il disegno etereo, il progetto super partes. Tutto inutile.Uno che ha tutto. Uno che potrebbe decidere di andarsene all'altro mondo perché in questo di mondo l'ha fatta da padrone e dei padroni del mondo ci si stanca prima o poi. Quello che accade non è lecito perché i gatti non hanno miagolii traducibili, a volte. Diremo che lei lo guarda dalle fessure degli occhi stanchi e quasi quasi stenta a crederlo vero. Quello della televisione, quello conosciuto da tutto il mondo, sui giornali, il milionario, il magnate, il capo, lì addosso a lei, buttato mezzo nudo come un sacco di patate, gli sporge da un lato, quasi gli vola a terra e non si rompe per un attimo, la gamba scombinata nel crinale del materasso invece di stemperare i gesti focosi li fomenta, ne accelera la tempesta bellicosa.di Maurizio Marino.