ippogrillo

TUTTI PER IL LAVORO


Mi interrogo se non sono sempre io ad essere fuori tempo,fuori fase.Pensavo infatti che l'uomo si deve liberare dal lavoro. Il lavoro è fatica è sudore,ripetitività noia monotonia in catena di montaggio o in un call center, tempo rubato da interessi altrui alla vita,a volte abbrutimento sacrificio,sfruttamento.Insomma così la pensavano in molti,almeno tra quelli addetti ai lavori più duri e così mi convincevo anch'io..e allora ben vengano tutte quelle innovazioni che ci possono liberare dal lavoro.E' ovvio che non è così per tutti i lavori,ci sono anche quelli che elevano lo spirito, conferiscono dignità e prestigio,lavori di concetto,che fanno diventare ricchi,che rendono la vita interessante,che permettono viaggi incontri,occasioni ecc..Ora tutti reclamano a gran voce qualcosa da cui fino a pochi decenni fa ci si voleva liberare,perfino lavori umili o diventati tali purchè continuativi,proprio quello che un tempo si sarebbe voluto evitare,quel sistema per cui una volta cominciato un determinato lavoro la vita si svolgeva poi esclusivamente in un unico luogo,in un unico modo,in un unico senso.....esagero e generalizzo naturalmente,ma è per rendere l'idea.Però io,vedendo i miei genitori ho sempre associato il lavoro alla fatica,persino alle varici per lo stare in piedi,aLl'artrosi,ai calli ai piedi e alle mani,alla puzza quando si ritorna dalla fabbrica,al tempo tolto alla famiglia a se stessi,alla lettura(per chi è più acculturato).Ora il lavoro è di nuovo un valore assoluto nell'immaginario...per la Costituzione lo è sempre stato. Presupposto per la sopravvivenza anche ai limiti della sussistenza,per non perdere la casa,la dignità un futuro che si stenta a intravvedere.Dove è la tecnologia che emancipa dalla fatica,dalle casse da scaricare manualmente ai mercati generali alle cinque del mattino? A che serve aver inventato le macchine se invece di lavorare al posto nostro ce lo rubano il lavoro e ci costringono ad una competizione impari con loro stesse,con i nostri simili con gli anziani,con i "diversi" che provengono da altri paesi?Se non siamo capaci di ridistribuire fra tutti la ricchezza che le macchine producono e il tempo e fatica che fanno risparmiare?Se non siamo più capaci di usare del tempo libero se non per metterci in coda per il mare o per guardare il "grande fratello",se dobbiamo inventare continuamente altro lavoro per rimediare ai danni che questo modo di produrre e consumare provoca e i cui frutti sono goduti da altri: mercati finanziari, speculazione, banche?Così i "piccoli lavoratori" da sempre abituati a faticare tornano a lottare per continuare a faticare,nella speranza non più di una emancipazione a portata di mano ma di continuare ad esistere pur nel loro destino di fatica e di umiliazione.