Mondo contadino

Il monachello irrequieto


La casa dei miei nonni materni era piccola, tanto piccola che nonno Francesco ideò un tavolo speciale. Era ancorato alla parete, tra la scalinata d’ingresso e il camino, e sganciandolo dalla parete, raccoglieva nei tre lati utili la numerosa famiglia.Da piccolo ero irrequieto, una sera caddi da quel tavolo e precipitai nella scalinata sottostante, andando a sbattere la testa sul battente della porta. Una sedia provvidenziale, mi aveva evitato di finire tra le fiamme del camino, facendomi invece rotolare giù e finire sullo "spondapede". Dalla ferita all’arco sopracigliare (di cui conservo la cicatrice), usciva molto sangue.Avevo scelto l’occasione meno propizia per farmi male. Quella sera si stava festeggiando il fidanzamento di zio Domenico. La fidanzata forestiera aveva fatto la cosidetta entrata ufficiale in casa dei futuri suoceri. Impauriti per la grande perdita di sangue, i fidanzati si precipitarono da don Nicolino. La nonna rimase immobile a pregare davanti al quadro votivo di santa Lucia, per scongiurare la perdita dell’occhio. Al ritorno dei fidanzati, il sollievo fu grande perché il mio occhio era salvo. E la festa pure. Furono subito accesi i ceri a santa Lucia, ma alla nonna ciò non bastava. Si dovevano accendere le candele pure a sant’Antonio che mi aveva salvato dalle fiamme del camino. Sicchè i nonni, ancorati tra il rito religioso e quello superstizioso, mi posero sotto la particolare protezione dei due santi, in modo particolare di sant’Antonio che aveva il compito specifico di proteggere i bambini dal fuoco. Per meritare la sua protezione dovetti indossare l’abitino da monaco, con relativo cordone e scapolare per un anno intero.