Mondo contadino

IL TREDICESIMO APOSTOLO


Durante la settimana santa, si rivivevano i riti antichi della Passione. Nelle chiese, le statue dei santi e i crocifissi erano stati ricoperti di drappi viola. Le campane legate lasciavano spazio al crepitio di tretacche e raganelle. Tutto appariva mesto.  Don Camillo acconsentì a che Fasciano e Miliuccio estraessero a sorte i nomi dei dodici apostoli in sacrestia. La rosa degli aspiranti era numerosa e alquanto variegata: giovani e anziani, devoti e miscredenti, perché non era stato il Signore a sceglierci, ma noi a candidarci.A un’antica congrega erano appartenuti i lunghi sai bianchi, con il cordone alla cinta e il cappuccio a punta con due fori per gli occhi, che terrorizzava i bambini. Dopo la lavanda dei piedi, la tradizione assegnava agli apostoli il compito di stazionare presso il sepolcro della chiesa madre durante la notte, portarsi in processione a visitare le croci viarie disseminate per il paese e i sepolcri allestiti con sfarzo nelle altre chiese e raggiungere, infine, il camposanto per pregare per i defunti.Ora avvenne che zì Angiolillo, che era il più anziano in mezzo a noi, quell’anno si mise a fare i capricci. Da sempre, da quando aveva vestito per la prima volta il saio bianco, aveva pensato che lo scopo della veglia fosse quello di "guardare" Gesù morto, quasi a mo’ di sentinella. Invece, la riforma conciliare di qualche anno prima aveva stabilito che al centro dell’altare si sistemasse solo un piccolo e sobrio tabernacolo per l’adorazione eucaristica, mettendo al bando tutti gli altri orpelli inutili che la tradizione, negli anni, aveva ammassato per adornare il cosiddetto "sepolcro". Primo fra tutti: la statua del Cristo morto.Così zì Angiolillo rifiutava di presenziare davanti al sepolcro che definiva "vuoto" e non stava a sentire le spiegazioni di Don Camillo. Rivoleva la statua di Gesù morto nel sepolcro, e basta. La rivoleva per "guardarla" in mezzo alle piantine bianche del grano germogliato nel buio delle cantine. Sennò, che ci stava a fare lui, come apostolo? Chi cavolo doveva "guardare"?Già, chi cavolo doveva guardare! S’era già fatto avanti chi intendeva sostituire zì Angiolillo, che ormai, divenuto eretico, se ne stava in disparte, da solo, presso il cappellone di San Mercurio, è lì, impassibile, "guardava" Gesù morto, mentre tutti gli altri se ne stavano in adorazione presso il sepolcro vuoto.Gli eventi incalzavano, c’era ancora da consumare l’agnello pasquale nel convito degli apostoli, in casa Fasciano, vegliare la notte intera e, all’indomani sera, partecipare alla processione di Gesù morto con l’Addolorata, con la gran croce col drappo bianco .Per non dare scandalo, visto il caratteraccio di zì Angiolillo e la sua forte amicizia col parroco, fu deciso di far vestire un altro apostolo, che raggiunse gli altri undici presso il sepolcro. Quale meraviglia, quell’anno, quando ci si accorse durante la processione di Gesù morto che gli apostoli incappucciati erano diventati tredici e non più dodici!Il guaio più grosso fu quando a fine processione furono donati  i "buccellati" agli apostoli. Né la devota offerente né altri avevano pensato di impastarne uno in più per il tredicesimo uomo, che aveva chiuso la bocca ai pettegoli senza per questo meritare il tradizionale dolce pasquale.