Mondo contadino

RITI DI FEDE E SUPERSTIZIONE


                             RELIGIONE E MAGIA  L’uomo della società contadina era per natura legato alla tradizione, intesa come esperienza di gruppo acquisita nel tempo.In essa erano racchiusi i miti, i riti, le credenze, i culti tutti appartenenti alla stratificazione più antica della religione.Il mondo divino, attraverso il culto, entrava in contatto con il mondo umano ed alla realizzazione dell’incontro concorreva la volontà di Dio e l’iniziazione dell’uomo                                            LO SCONGIURO Il rito dello scongiuro o della difesa veniva inteso come atto necessario da compiersi con determinati oggetti, in determinati luoghi ed accompagnato da una preghiera di invocazione a Dio ed ai Santi: figure divine selezionate da località a località.Piccole canne sotto forma di croce, accompagnate da una preghiera di invocazione a San Cristinziano, venivano poste nei campi a garanzia di un buon raccolto; la candela benedetta il giorno della candelora, accompagnata da una preghiera a santa barbara e posta sul davanzale della finestra, allontanava dal proprio campo la grandine; il carbone raccolto sotto il camino la notte di natale e benedetto nel nome di dio acquistava il potere  di allontanare la tempesta.Lo scongiuro, tuttavia, da atto necessario poteva essere trasformato in semplice talismano adottato a simbolo di difesa.                                               L’INCANTAGIONE Prendiamo un po’ d’acqua ed un po’ d’olio, agli e carboni, un po’ di grano ed un pugno di farina, oppure la semplice osservazione attenta del mondo esterno, uniamole alle cosiddette “preghiere di accompagnamento”, semplici ed infantili storielle di dio, della madonna e dei santi ed otteniamo i rimedi terapeutici, per lo più medico-magici, dei quali la società contadina faceva larga e quotidiana utilizzazione per attuare la ritualistica dell’“incantagione”.L’incantagione può essere definita come quell’insieme di parole, formule, gesti e cose dal quale deriva tutta la potenza della costrizione, intesa come forza positiva tendente ad eliminare ed annullare l’azione malefica abbattutasi sull’uomo.Poche erano le persone capaci di “incantare”: il “magaro”, la “mammaia”, il “gemello”.Per ottenere incantagioni con grossa potenza costrittiva bisognava fare i gesti con la mano sinistra, dopo che questa aveva accarezzato il pelo di una talpa.Il rito di  iniziazione che portava alla conoscenza del segreto formulario delle preghiere di accompagnamento doveva necessariamente avvenire la notte di natale.“Io Pasquale   di Filippo di anni sessanta in circa dichiaro e denuncio, come d’agli anni della mia fanciullezza in notte del Santo Natale intesi ed imparai dalla Camilla Scasserra un certo rimedio per sanare dolori di testa...” (Archivio Cattedrale di Campobasso - documento datato 18 aprile 1721 - scaffale 3 - cartella 2 - foglio 1921).                                                     IL MALOCCHIO Il malocchio era l’azione malefica per eccellenza. Si manifestava con acuti e lancinanti dolori di testa. L’azione era spontanea e no legata alla volontà dell’individuo che lo emanava. Anche un complimento, non accompagnato dalla formula “Dio ti benedica”, poteva causare un malocchio. I rimedi più usati erano l’utilizzo dell’acqua e dell’olio, oppure acqua e carboni.Nel primo caso si facevano cadere in un piatto pieno d’acqua delle gocce di olio e se queste si allargavano era in atto il malocchio. Nel secondo caso la presenza dell’azione malefica era indicata da carboni accesi che, immessi in una tazza colma d’acqua, andavano a fondo. I entrambi i casi la ritualistica imponeva che dopo la preghiera di accompagnamento il paziente sorseggiasse l’acqua utilizzata. Il formulario delle preghiere poteva essere vario. Dalla lettura di carte d’archivio è possibile conoscerne alcune:“Io angelica lombardo vedova d’anni quaranta cinque in circa denuncio, e dichiaro con giuramento, come da molti, e molti anni in tempo che viveva il mio marito mi imparò un secreto seu incanto contro il mal d’occhi, con le parole che seguono:“Si e’ stat zitella iettala per terra, se è stata vedova iettala per la selva, se è stata maritata iettala per la casa”, e così dicendo con strisciare le dita agli occhi, con dire anche sette Pater, et Ave, e sette Gloria Patri, ad honore della Santissima Trinità, “senza spiegar altro passa il male d’occhi”… (Archivio Cattedrale di Campobasso - Documento citato).                                                       RELIGIONE E MAGIA L’uomo della società contadina era per natura legato alla tradizione, intesa come esperienza di gruppo acquisita nel tempo.In essa erano racchiusi i miti, i riti, le credenze, i culti tutti appartenenti alla stratificazione più antica della religione.Il mondo divino, attraverso il culto, entrava in contatto con il mondo umano ed alla realizzazione dell’incontro concorreva la volontà di Dio e l’iniziazione dell’uomo.  LA NOTTE DI SAN GIOVANNI             la sera del 23 si metteva un po' d'acqua in un bicchiere, dove poi si versava del bianco d'uovo. si faceva su se stessi per tre volte il segno della croce, mentre si diceva la formula: "san giuanne, che' fortune mi dai "?            la mattina dopo si guardava nel bicchiere e a seconda della forma presa dal bianco dell'uovo si prevedeva il futuro: la barca significava la partenza per l'america; u' tavute (la bara) la morte; na' tracce di persona (una traccia di persona) il matrimonio.                 La stessa operazione si poteva fare, la mattina del 24, versando nel bicchiere del piombo fuso. il futuro lo si poteva prevedere anche per mezzo del cardo. la sera della vigilia di san giovanni si bruciava il fiore del cardo: se la pianta, immersa nell'acqua durante la notte, rinverdiva, allora era segno di fortuna, altrimenti  c'era solo da disperare.