Città-ragnatela

Catania


E' una donna addormentata. Si allunga, morbida e riccioluta, il suo cuore segreto non trova le parole. Salvatore non riposa mai. Alle quattro comincia a baciarla, e con le reti ruvide l'accarezza finché lei non si concede. E' generosa, lo ricopre d'argento che guizza. Poi torna ad ammaliare scogli neri che nascondono ancora un cuore d'uomo. Ed é placida, mentre t'incatena."Catania é buttana, ti tradisce appena può," borbotta mentre torna a casa.Nasconde biglietti di piccolo taglio all'interno della suola delle scarpe della domenica."Ce ne andiamo da questa città," sussurra alla moglie. La guarda sognare. Ha palpebre celesti come le onde della baia di San Giovanni Li Cuti. Spegne la luce e non ci pensa più."Io non la lascerò mai," dice suo figlio. "E' grigia e nera, barocca come la testa di un'amante, ha iridi di mare e un'intimità fondente. Devo solo sfiorarla perché s'illumini, e dalla sua gola etnea posso scendere giù, alle cosce come basole lisce, e la Villa degli sbadigli fa da cornice al nostro amplesso. E alla sera é piena di desideri, se le parli all'orecchio si scioglie e ti porta fino a Piazza Teatro Massimo e gli angeli bianchi suonano solo per lei.""L'hai vista mai davvero, tu?" gli chiede la sorella. "Io sì. Al mattino presto, quando la strada dorme ancora. E i tuoi angeli di marmo piangono perché lei é come morta. Nel sonno é dimenticata e quasi si perde, ed é così che vorrei vederla sempre. Si fa azzurra e fredda, allarga le braccia per soffocarti mentre sei debole. E' il suo odore d'odio, quello degli aceri che si scuotono anche senza vento, sai."E' una donna possessiva e gelosa.Si muove lenta ma ti uccide di nostalgia.Agata si stiracchia, poi si lava. Oggi é giornata di mercato. Salvatore manca da tre giorni. Ha lasciato tutto in casa, tranne le scarpe nuove.I ragazzi oggi sono a scuola, non torneranno che per ora di pranzo.Guarda il cielo che si riempie di nuvole e ritira le lenzuola.Aspetto giorniE i ritorni.