Città-ragnatela

EQUILIBRI


"Però posso aspettare," gli dico.Vuota le tasche sul comodino e mi guarda."Eri divertente, una volta. Cos'é successo, nel frattempo?"Indossa calzini neri. Penso a briciole brune fra le dita dei piedi."Non mi fa ridere più niente. Così non mi va di divertire nessuno.""Non sbattere la porta, mentre te ne vai."Faccio per andarmene.Ripenso ad una sera, una qualsiasi, e lui non c'era. E Rita mi parlava di equilibri e tensioni. Di tanto in tanto si fermava per baciare la sua mezza anguria. E io non avrei voluto dirglielo, che non ci credevo. Così ammettevo che sì, andandomene avevo fatto un gran fracasso ma non ero riuscita ad incrinarla neppure un po', quella porta.Non ero andata da nessuna parte. Ero rimasta a guardarlo."Eri innamorato, una volta. Cos'é cambiato, da allora?""Le parole."Eravamo quasi arrivati. "E' stata una bella serata," avevo detto. Grazie, quando volete la ripetiamo. Sì, ci si sente, ci si vede, ci si... Ciao."Dicci solo una cosa. Non é che te la sei presa, vero.""Prendermela, dai, mi fai ridere. Guarda come rido ah-ah. Sono arrivata, ecco. Buona notte."Oh, ma che bel portone verde e pesante. Sbam."Non sopporto quando mi guardi così.""Se non ti piace, lì c'é la finestra, visto che la porta non ti convince."E poi avevo aspettato mi toccasse, si risolvesse tutto in una ragnatela di saliva e capelli. Eravamo troppo oltre pure per quello."Allora vado.""Sì, ciao.""Non te ne sei andata, però."Sebastiano era al terzo gelato. Mi disgustava."No. Erano solo cambiate le parole, in fondo.""E' questione di equilibri, sai."Aveva ruttato con garbo, facendo danzare il doppiomento...