Città-ragnatela

Minnulata


- Certo che ne é passato di tempo. Trent'anni, dovrebbero essere. Minuto più, minuto meno.Giocavo coi tuoi riccioli scuri - poi sei stata rossa, che bella eri, ho sempre ritenuto le bionde molto sciocche, non credi? - e poi, dimmelo adesso tu perché, sei scomparsa. Così com'eri venuta. Ma con pervicacia t'ho cercato fra mille tutte uguali, ed infine eccoti. Me ne hanno dette di cento colori sul tuo conto.Ne vuoi sapere qualcuna?Ma non ho mai creduto a quei pettegolezzi da retrobottega. Perché tu, in fondo, esistevi solo ai miei occhi. Come uno stencil su una parete bella bianca. E c'era una tipa, all'epoca, che aspettava ogni mattina di vedermi passare - in un panificio, lavorava - per dedicarmi i profumi più sublimi. Ma io, niente. E aveva due occhi neri come olive sulla focaccia, e seni gonfi come mollica di pane... Io volevo te. L'ho presa fra le briciole sul bancone tiepido, e le sue mani sapevano di crosta e olio. Ma solo una volta, e perdonami se pensavo a te che invece sei sottile come zucchero a velo e odori di nulla, ma nel modo più celestiale che si possa immaginare.Ci siamo salutati in un volteggiar d'origano. Da quel giorno, solo granita di mandorle che puzza di cannella come ci avessero starnutito dentro, e lo faccio per te.- Adesso ricordi?