Città-ragnatela

Biancaneve


Una storia vera.... Allora si dormiva felici in otto nello stesso letto. Dalla sponda sinistra imploravo ancora per cinque minuti di luce, giusto il tempo di arrivare alla fine del capitolo. Dalla sponda destra tu mi lanciavi un'occhiata prima di spegnere l’interruttore e, al mattino, toccava a me tirar su le tapparelle e guardarvi, aspettando vi svegliaste tutti. Poi si faceva colazione in un frastuono di tazze e cucchiaini, e c'erano sempre ciambelle quasi soffici da portar via. Durante la giornata ci sentivamo, anche decine di volte. Finché non tornavate, e mentre bussavate vi aprivo ancora col bicchiere incollato all'orecchio, e la corda si sfilacciava portando progetti e carezze da scambiare un giorno in un letto stretto ma solo nostro. Non ci baciavamo mai davanti agli altri, per rispetto dei tuoi fratelli. Ma mi piaceva invitarvi a cena fuori quasi ogni sera, apparecchiando in giardino, circondati dai nani di gesso. E, arrivati al dolce, mi promettevi che avresti riaperto il pozzo ché, da quando abitavo lì con voi, non avevo ancora espresso un solo desiderio. Così ci accontentavamo di affidarli alle stelle, ogni sera gli stessi, per sicurezza. Il secchiello d’argento brunito era nido per rane e zanzare, un microcosmo di felicità. Adesso che ci penso, ti avevo detto che sarebbe andata a finire male. Non si sono visti mai due bruchi grassi felicemente appesi alla stessa foglia di basilico. Così ho preferito lasciarmi cadere...