Città-ragnatela

Prima notte d'estate


C'é il cielo come la glassa su un pandistelle, e un concerto stereo di latrati, mentre fumi appollaiato lì fuori. Il fatto che io possa vedere te e non viceversa mi scalda, e rimango come un geco sull'uscio a spiarti mentre guardi la luna levarsi e arrossire. E poi mi chiami.- Vieni fuori, fammi compagnia.- Un momento, finisco di lavare i piatti.- Lascia perdere, buttiamoli. Soffi un punto interrogativo di fumo dritto verso il cielo, vorrei aver voce di stella ma poi taccio. Rovinerei tutto dicendo che sono felice o, peggio, che ti amo.- A che stai pensando?- Che vorrei avere una carabina per far saltare la testa a quel maledetto cane.- Che donna eccezionale. Per un attimo ho temuto stessi facendo uno di quei pensieri da donna, uno di quelli in bianco.Mentre mi stringi per un attimo, riempio le narici di quel tuo odore di paradiso, e poi espiro piano.- Un momento. Cos'é quell'espressione estasiata?- Ehm. Guarda lassù! Che bel punto di blu. - Ah. Pensavi alla trapunta da regalare a tua nonna?- No, cavolo, no. Ti amo, fanculo.- Potevi dirlo subito. Anch'io ti amo.Mi rituffo sotto la tua ascella, per paura di volare fino alla luna e scoppiare contro la sua falce sottile.- Adesso ammazziamo quel cane. Posso stare senza te, anche se con te sto meglio.