Città-ragnatela

Primi bagni


Nelle insenature più riparate c'era già gente che faceva il bagno. Distinguevo, fra quei colori che stonavano all'ombra degli scogli, Bianco che insegnava al figlio non saprei dire cosa, ma urlava e pestava i piedi, e quel ragazzino che non gli somigliava per niente teneva fra le mani ancora pulite le reti e annuiva. Mi veniva da pensare che fosse triste dover sempre partire, ma tornare dovrebbe essere una festa, per cui non me la sentivo di biasimare quel modo di vivere con un piede qui e uno a mollo.Mi veniva incontro Fernando. Da quando era arrivato in paese, s'erano allontanate le nuvole. Ma magari era anche iniziata la primavera, non so. Fatto sta che quella mattina era azzurra e fresca, le lenzuola delle donne intente a rimestare la minestra erano bandiere di resa, e il vento che si posava e riprendeva induceva alle confidenze. Non me, poiché c'ero abituata, ma a volte ne approfittavo.In fondo non aveva creato lo scompiglio che si temeva, il suo arrivo. Ci sarebbe stata forse qualche nascita di più a Natale, ad aggiungersi alle solite. Ottavia, anche se ospitale, rimaneva chiusa, e da qui non si esce facilmente.- Simpatico, quel Muto. L'ho incontrato al bar.- Ah.- Parla poco, ma a me non dispiace.- Mh.- Pare che stia con una della montagna.- ...Mh?- Che invidia, quelli laggiù. Mentre bagnavamo i piedi, cominciava a piovere piano. L'acqua sembrava mercurio.