Città-ragnatela

Nonostante il vento


Mi riparavo il viso col dorso di una mano, mentre con l'altra tenevo giù la gonna, eppure tutti i pollini e petali di Ottavia continuavano a roteare e sollevarsi e ricadere, e accumularsi, e avevo occhi come cuori di margherite. Un cane in quell'istante si sollevò come un palloncino e sparì fra conigli di nuvola, e draghi e sirene."E se entrassi? Solo per un attimo, giusto il tempo di sputare qualche chilo di corolle," mi dicevo, e per ogni passo in avanti, tre ne facevo indietro. Un'altra folata di vento e tutti adesso sapevano che indossavo mutande a quadretti vichy. Eh, tutti. Non c'era un'anima. "Entro anch'io - no," e guardavo in alto.L'ultima volta solo la porta rosa, m'avevano lasciato. Nemmeno uno specchio imbrattato col rossetto, neppure un cuscino spiumato, nessuna beffa. Un ciuffo di capelli di Muto, abbandonato come un post-it, e basta. Se l'erano portato scalciante e scarmigliato, me l'avevano portato via. Ochei, non tanto scalciante, forse.Posai la valigia ai miei piedi e attesi che passasse qualcuno. Non volevo entrare, nonostante il vento.