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Online le foto "censurate" da Obama


WASHINGTON - Il presidente Obama ci aveva provato, e vediamo il perché. Ora che qualche foto dell'album degli orrori americani consumati nella fogna di Abu Ghraib è, come era inevitabile, dilagata via Internet, l'oscenità di quelle immagini spiega la sua ansia. Perché esse sono più di una battaglia perduta, come si disse delle "Mie Prigioni" di Silvio Pellico. Sono la promessa di future guerre ancora da perdere. Si sapeva da anni, da quando esplose il bubbone purulento delle "tecniche speciali di interrogatorio" inciso da un rapporto degli stessi militari americani nel 2004, dal Taguba Report, che l'album degli orrori conteneva molti più scatti di quei pochi diffusi e che essi circolavano. Nei corridoi del Senato americano e nei cassetti dei giornali, dormivano un sonno inquieto i Dvd e i video clip con fotogrammi già visti da molti e sequenze di tormenti, sevizie, trattamenti non soltanto ripugnanti, ma resi scandalosi dal sadico divertimento degli aguzzini, che parlamentari e qualche reporter avevano visto con raccapriccio. Il piccolo campionario proibito ora rivelato al mondo per primi dai media australiani - dunque di una nazione che partecipò con entusiasmo ufficiale alla posticcia "coalizione volontaria" - non è neppure il peggio di quello che Obama ha cercato di tenere nascosto per una ovvia ragione: perché esso non aggiunge nulla agli occhi di coloro che da tempo, e senza bisogno di prigionieri rosolati nello sterco, pestati con i calci dei fucili, collegati a elettrodi o sodomizzati con manici di scopa, hanno concluso, che cioè l'avventura irachena è stata un viaggio prevedibile e inevitabile nel cuore di tenebra di ogni guerra anomala come questa. E non piegheranno la ringhiosa, demente difesa di coloro che non soltanto sapevano, ma che avevano autorizzato e voluto, come il vice, e burattinaio, di Bush, Dick Cheney, che oggi, improvvisamente risanato dalla sua cardiopatia, corre da uno studio televisivo all'altro per difendere l'indifendibile, sé stesso. Purtroppo, queste foto non aggiungono niente, non sono neppure inedite, se non per il pubblico del mondo. Sono ferite inferte a un corpo già morto, quella della grande menzogna bushista. L'America che aveva preservato un'anima, anche nei mesi del panico seguiti all'atrocità delle Due Torri, non ha bisogno di altri dettagli grandguignoleschi per sapere che non sono le icone del "Bene contro il Male", ma sono le immagini del Male, dell'allucinazione superba che trasporta i presunti angeli nel girone dei demoni che si propone di combattere. L'America accecata dalla ideologia e dall'arroganza, come i suoi nemici allucinati dall'odio e dal fanatismo, vi troverà soltanto la conferma della reciproca demenza e dunque pretesti per eccitare il proprio odio e progettare nuove vendette e rivincite. Questo era il senso del divieto voluto da Obama, forse ingenuamente, forse opportunisticamente, nella speranza che, senza fotografie, la pressione per mandare sotto processo i responsabili si attenuasse e le ferite lentamente rimarginassero. Ma il nostro non è mondo per "segreti di Stato", quando ogni telefono cellulare è un testimone e ogni computer con un modem porta dentro di sé miliardi di computer. Non si può neppure fare a meno di guardarli, queste piaghe, queste chiazze di sangue e di escrementi, questi volti tumefatti, queste espressioni compiaciute e cretine dei demoni della "Villa Triste" irachena. E di quelli morti sotto tortura, magari spediti con i cargo segreti della Cia a carcerieri ancora più feroci, non sappiamo ancora nulla, altro che ce ne sono stati. Né può essere un giornale, un sito, un blog a fermare la circolazione delle foto, più di quanto uno scoglio possa fermare l'oceano. Ora queste cartoline dall'abisso stanno facendo il giro del mondo, diventando ghiotti best seller nelle moschee dei folli, nelle strade dei "martiri". Si bruciano negli occhi, nei Dvd e nei dischi di milioni di arabi e di fedeli musulmani dall'Indonesia all'Algeria ai quartieri di Londra o di Parigi e il fallimento della censura tentata dalla Casa Bianca apre la domanda che migliaia di soldati, di famiglie, e di civili, si devono porre: quale appello alla pietà, già così scarsa fra i tagliagola del terrore, potrà essere fatto, in nome di quale superiorità etica e umana dell'Occidente, che non appaia insolente e ipocrita? Obama avrebbe voluto chiudere il tombino sulla fogna, ma non ce l'ha fatta. La bonifica dell'immagine americana nel mondo torturata da Bush e Cheney, se ancora possibile, sarà lunga e dolorosa.Le altre foto del Taguba Report contengono immagini di umiliazioni, violenza e nudità, e non sono adatte ad un pubblico minorenne o particolarmente sensibile a scene crude. Solo se consenzienti cliccate qui per visualizzarle.