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Roma,dimezzata pena a pirata strada


Era accaduto il miracolo qualche mese fa, quando il tribunale di Roma aveva condannato per omicidio volontario e non colposo un automobilista ubriaco e drogato che, "bruciando" due semafori rossi sulla Via Nomentana a Roma, aveva investito due giovani fidanzati che stavano oltrepassando l'incrocio a bordo del proprio motorino. L'impatto fa quest'ultimo ed il SUV Mercedes guidato dall'investitore fu terrificante ed i due ragazzi morirono sul colpo: come detto, il giudice di primo grado ritenne di poter adottare una condanna per omicidio volontario, assumendo che mettersi in macchina completamente alterati dalla droga, non rispettare due semafori, colpire un motorino con due poveri ragazzi a bordo, non fermarsi, nascondere l'auto presso una rimessa poteva essere una condotta inquadrabile all'interno del dolo eventuale, che consiste quando una persona si rende conto che dalla sua condotta si originerà un reato, e malgrado questo la tiene comunque.Ora, la Corte d'Appello di Roma è tornata indietro, ed ha deciso di applicare la norma sull'omicidio colposo, ritenendo dunque che quanto accaduto si è verificato non in forza di una volontà dell'omicida, ma solo per sua negligenza ed imprudenza.Sinceramente, non è chiaro cosa ci sia di imprudente nel salire in macchina strafatti di cocaina e di superalcolici, correre a perdifiato lungo una via centrale di una grande città, uccidere, non fermarsi per prestare soccorso e poi nascondere lo strumento utilizzato per portare la morte in due famiglie. Anzi, sembra quasi che il concetto di colpa così assunto irrimediabilmente strida con la logica e con i principi generali della responsabilità penale così come siamo abituati a conoscerla e studiarla.Si tratta di una sentenza, quella resa dalla Corte d'Appello, non condivisibile e lontana anni luce dall'esigenza di punizione che di fronte a crimini così gravi e di elevato allarme sociale la cittadinanza avverte e rivendica nella sua necessitata attuazione: viviamo un tempo dove - è ormai un dato di fatto - la cultura dello sballo è quotidiana, anzi è diventata essa stessa quasi una ragione di vita. A volte, occorre avere coraggio ed adottare i provvedimenti giudiziari più consoni ad una devianza che si sta astraendo dalla sua dimensione personale e sta diventando sempre più un problema collettivo, dato l'elevato numero di morti causati da schegge impazzite che non hanno alcun rispetto per l'altrui esistenza e che hanno come solo fine quello della propria alienazione cerebrale.