CARICO A CHIACCHIERE

LIBERTA' E VIOLENZE


 Sono stufo di apprendere come Facebook diventi sempre più social e meno riservato quando si tratti di mettere in piazza di tutto e di più. Non posso pensare che l'ignoranza valichi i confini del buon senso e dei comuni limiti della sfera personale di ogni utente. L'ultimo recente caso di cronaca appena accaduto in un centro del salernitano, rappresenta un caso discutibile che all'atto pratico si rivolta contro chi ha ritenuto di dar ampio spazio e sfogo ad una drammatica violenza di gruppo che ha coinvolto  sei persone minorenni anagraficamente, ma capaci di cadere in una trappola di dimensioni madornali. Una sedicenne si è "fidata", e portata in un garage fuori vista, è stata violentata a turno da cinque studenti e un muratore, tutti compresi tra i 15 e i 17 anni. Un caso ormai ricorrente, sappiamo quanto la cronaca sia puntuale nel riportarci quotidianamente avvenimenti dove la violenza alle donne, nelle sue infinite sfaccettature, si manifesti in tutta Italia: da nord a sud è un perpetuo rituale al quale ci stiamo abituando, arriveremo (spero di no) al punto che non ci si scuoterà più di tanto. Rimarranno scossi solo i genitori e i parenti prossimi delle vittime. Eppure sappiamo quali siano i rischi, sappiamo come funzioni questo maledetto giocattolo di cui molti abusano per tante ragioni: vecchie relazioni, vecchi amori, la pretesa maschile di non essere mai lasciato, il dovere della donna succube e ubbidiente, il poter disporre di una donna dove, come e quando si voglia, insomma, un "serial" con tanti canovacci e sempre con gli stessi interpreti: uomo, donna e violenza! Non entro nel merito del caso avvenuto a San Valentino al Torio (SA), saprete tutto e vi sarete fatti un'idea: la ragazza che si è fidata di un amico mostro, ha subito e ha raccontato ai genitori e ai carabinieri tutto ciò che ha vissuto, inoltre  ha indicato i cinque balordi e il luogo dove è stato commesso il crimine. Fosse tutto qua, non ci sarebbe da far altro che procedere e provvedere. In realtà, la ragazza ha pensato bene, in buona fede presumo, di rendere pubblica la sua tragica esperienza e quindi ha pubblicato sulla sua pagina FB la storia, i suoi risvolti e le conseguenze psicologiche dell'aberrante fatto di cronaca. Ovviamente non solo tanta solidarietà per lei, ma anche critiche perché i cinque arrestati, essendo tutti senza precedenti penali, ora rischiano di brutto e secondo una parte del popolo di FB, lei non avrebbe dovuto denunciare l'accaduto. Orbene, siamo alla difesa dei ragazzi, ovvero: "Così distruggi cinque famiglie!". Allora e concludo, questo cazzo di FB a che serve? Si deve raccontare o no? Sì può dire tutto ma non si deve se una verità può rovinare qualcuno? E' questo il prezzo del social più famoso, del social che siamo chiamati a frequentare per riferire, per scambiare, per ritrovare e per coltivare amicizie? Però....c'è un però: vale solo se la grande famiglia comprenda persone con cervello e senno, oppure anche chi non essendo toccato sulla propria pelle, pensa a cosa e quanto accadrebbe a cinque famiglie di minorenni colpevoli di aver passato una serata allegra violentando a turno una sedicenne non accondiscendente? E dei genitori di questi miserabili ne vogliamo parlare o no?