CARICO A CHIACCHIERE

EUTANASIA E RELIGIONE


 Spesso, sul piano delle coscienze, siamo stati coinvolti dalle discussioni sull'eutanasia. Ci siamo posti di fronte al problema, ognuno con le sue convinzioni e la sua fede, con argomentazioni diverse e sempre basate su ragionamenti logici basati sul raziocinio. Purtroppo, si poteva anche essere d'accordo sotto il profilo intellettuale, ma alla fine, la decisione se essere pro o contro, derivava solo dalle coscienze laiche o clericali. L'arcivescovo Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984, arcivecovo emerito a Città Del Capo,  ormai si avvicina agli 85 anni e dopo tante battaglie civili combattute al fianco del suo grande amico Nelson Mandela, oggi fra lo stupore di tutti e richiamando l'attenzione dei media l' "Arch", così come l'appellano i suoi fedeli sudafricani, è costretto a prendere coscienza dell'eutanasia, non clericalmente così come aveva sempre fatto e come giusto che fosse, ma per chiedere la libertà di coscienza per tutti e soprattutto per lui. Da molti anni Tutu soffre per mali non chiari e decifrabili, una trafila di interventi e ricoveri che il buon arcivescovo ha sopportato pazientemente con la serenità che lo hanno sempre contraddistinto. Ora, lui avverte come il tempo e il male lo stiano mettendo con le spalle al muro, ha riflettuto, ha dovuto litigare con la sua fede incrollabile e rivolgere cristianamente l'attenzione alla "dolce morte" , quel distacco della spina che la Chiesa cattolica di Roma vieta e proibisce. Nonostante la sua grande spiritualità, la sua forza interiore, egli sente la morte, il clangore delle sue catene che si avvicinano; sa che presto sarà chiamato e vorrebbe tanto passar subito a miglior vita evitando quelle tipiche, insopportabili sofferenze dei malati terminali. Sa che non avrà vita facile, sa che non otterrà facilmente questo privilegio, lui lo sta facendo per tutti i suoi connazionali e per tutti coloro che soffrono nel mondo: non si può accettare la lunga e inerme agonia, la dignità dell'uomo non può essere trattata in questo modo. La sofferenza come premio finale non deve essere prerogativa per accedere al cielo, la compostezza e la ragion d'essere devono dare la possibilità all'individuo di decidere per la sua vita. Nella costituzione del SudAfrica non è prevista l'eutanasia, è stata concessa ad un solo malato terminale per intervento del giudice. Purtroppo questa particolare condizione, non è servita al paese per avviare un dibattito serio sulle malattie terminali e sulla neccessità di fermare la sofferenza. Ancora una battaglia si prospetta per il mitico Desmond Tutu, ancora e fino alla fine dei suoi giorni, una lotta strenua contro chi si oppone...Chiesa compresa. Una dolente nota per lui: è un brutto momento per lo stato dove Mandela ha occupato la presidenza dopo anni di carcere e dopo aver superato l'apartheid: politici corrotti, corruzioni concussioni e poca serenità per condurre una battaglia importante come l'eutanasia, ma decisamente meno prioritaria delle altre questioni che stanno lacerando il paese. Io conto sul suo carisma e il suo impegno sociale e civile mai mutato nel tempo.