CARICO A CHIACCHIERE

QUANDO I TWITTER SONO DEI BAMBINI


 Se il "Time Magazine" ha ritenuto opportuno inserire Bana Alabed, una bimba siriana di sette anni, tra i venticinque personaggi che più contano al mondo, grazie ai twetter che postano sui social, una buona ragione deve esserci. Lei ci crede, nella sua ingenuità, nella sua semplicità di bambina che alla sua età dovrebbe essere spensierata e vivere con leggerezza la sua tenera fanciullezza, lei twitta così: "Mi chiamo Bana, ho sette anni e parlo al mondo da Aleppo est". Miglior biglietto da vista questa bella bambina non poteva presentarlo: vive il dramma della guerra e informa tutto il mondo, come lei e tutti i bambini di quella terra martoriata senza pietà con bombe e guerra a volontà, che la vita continua, sono ostaggi di tutti e  di nessuno e non si fermano, hanno coraggio e compiono gli stessi gesti quotidiani, quelli che ogni giorno farebbero in un contesto di pace e normalità. "Non posso uscire di casa, stanno bombardando, per favore fateli smettere". Già...io lo scrivo, voi leggete, 360 mila persone da settembre seguono su twitter la piccola Bana che intanto ha festeggiato i suoi otto anni, eppure da allora, da quando abbia conquistato con la sua lucida ingenuità, qualcuno è mai riuscito a farli smettere? Qualcuno ha mai tentato di fermare l'orrenda guerra che per Usa e Russia sembra un gioco da maschiacci a chi "Ce l'ha più grosso" l'armamentario? Bombe chimiche? Certo, a piacere, come e quando vogliono, con Assad che fa il bello e il cattivo tempo. "Vorrei vivere come gli altri bambini, ma mi sento inquieta. Aleppo è una grande bella città, ma abbiamo bisogno di pace". Da Dicembre, la piccola Bana e la sua famiglia sono stati portati via da Aleppo e trasportati come profughi in Turchia. Vivono nella speranza di tornare a casa e dimenticare in fretta ciò che i loro occhi e i loro cuori hanno visto: la guerra, la maledetta guerra!