CARICO A CHIACCHIERE

ARIA DI CASA MIA


Continuiamo a farci del male, è sport consolidato da noi in Italia: nessun campo, nessun luogo, nessun municipio nè spazio sociale, è esonerato. Specie se ci sono donne di mezzo, impegnate  nelle istituzioni, nella società,  e se danno fastidio con il loro operato e con le loro scelte politiche, diamo loro addosso, mostriamo quanto siamo forti noi ometti nell'offendere, nell'esercitare il nostro sesso forte, insultando e offendendo pesantemente. "Irma la troia" scritto su un biglietto durante una votazione segreta in seno al consiglio comunale di Bari, mentre si procedeva all'elezione della giuria popolare. Ventitre persone chiamate a votare, il Presidente del Consiglio Di Rella, comincia lo spoglio e prende su i biglietti dall'urna chiamando il nome sopra indicato. Ad un cero punto, apre un foglietto appena estratto e: "Irma...". Sorpresa in aula, tutti si interrogano, brusio generale,  chiedono cosa sta accadendo. Il presidente, molto elegantemente: "Scheda nulla..." proclama, ma Irma Melini che è l'unica in consiglio con quel nome, subito intuisce qualcosa e a gran voce reclama: "Proceda pure presidente...". Di Rella non può far altro che leggere ciò che sia stato scritto sul biglietto. Si scatena il vociare, tutti si allarmano, qualcuno dei 23 votanti ho voluto fare il brillante bontempone, oppure ha voluto insultare pesantemente con un'ingiuria, la donna eletta con "Forza Italia" e all'opposizione del governo cittadino. Imbarazzo e amarezza agitano l'aula comunale: la consigliera esce dell'aula con altre donne molto solidali con lei e a prescindere dalla posizione politica. Sospesa la seduta, tutti a interrogarsi e a immaginare chi possa essere stato il gradasso incivile e ineducato ad apostrofarla in tal modo. Il Sindaco De Caro, ha ufficialmente chiesto scusa alla Irma Melini a nome di tutta l'Assemblea e della sua Giunta, ha stigmatizzato severamante l'accaduto indicando l'atteggiamento poco serio e poco politico: "A tutti vorrei ricordare che nell'aula Enrico Dalfino si è esercitata la politica e l'amministrazione nelle sue forme più nobili. Possiamo scontrarci, lottare per le nostre idee, portare avanti con passione le nostre convinzioni, ma dobbiamo farlo nel rispetto del ruolo che ricopriamo e delle persone che abbiamo l'onore di rappresentare". Fin qui la cronaca spicciola dell'accaduto, ma la storia non finisce qua: si sono avanzate ipotesi diverse, ovvero, esperti di scrittura che possano individuare l'anonimo bestemmiatore e beccare il colpevole attraverso prove di grafia. Tutti d'accordo e al momento in cui dovevano incontrarsi per procedere in tal senso, solo tre persone su ventitre potenziali esecutori, si sono presentati. Ora la questione passerà nelle mani della magistratura e vedremo come andrà a finire. Resta l'amarezza vera, reale per un atto che dimostra ancora una volta come una ingiuria fortemente sessista e sciocca, possa lordare una istituzione come un'aula comunale. Queste sono le nostre palestre di civiltà e spero tanto che la signora Irma Melini non molli l'osso, vada avanti e chieda giustizia non tanto per la sua carica istituzionale, ma perché donna: l'offesa ha toccato prima la donna e poi il suo lavoro, il suo compito. Siamo tutti con lei Irma.