CARICO A CHIACCHIERE

FARSI MENARE TANTISSIMO PER ESSERE CREDUTE


Ma quanto dovrebbe essere picchiata e malmenata una donna perché un giudice riconosca colpevole il responsabile? Una domanda che  non dovrebbe essere nemmeno posta: dovrebbe bastare e dimostrare una volta sola, di aver subito violenza e l’uomo/compagno, dovrebbe pagare solo per aver alzato le mani in casa.  “I calci, i pugni, gli spintoni, gli oggetti lanciati contro la convivente sono stati «episodi sporadici», nati da situazioni contingenti e particolari e niente che faccia presupporre l’imposizione di un sistema di vita tale da porre la vittima in uno stato di prostrazione sia fisica che morale». Questa è la  sentenza pronunciata da un giudice donna. Singolare e confusa la signora visto che la donna, in otto anni si sia presentata al pronto soccorso per le percosse e gli assalti subiti, ben nove volte. Tutto dichiarato sui referti medici rilasciati ma che il giudice non ha ritenuto molto soddisfacenti poiché non erano precisi sulle descrizioni dei danni subiti. Vabbè, potrebbe essere accaduto, ma no la bellezza di  nove volte in otto anni. Ovvero, nemmeno uno referto giusto e pertinente? La storia non è originale: un lui, una lei,  stanno insieme, si beccano, si offendono e si menano. Lei risponde come può e come le riesce mentre al maschio riusciva sempre bene con risultati soddisfacenti per lui: lividi, ferite, ecchimosi e quanto altro di violento, tuttavia non sono bastati alla corte. Regolatevi quindi, per una donna vale una regola secondo questo  giudice: «Non è emersa una sottoposizione della signora a una serie di atti di vessazione continui e tali da cagionare un disagio continuo e incompatibile con normali condizioni di vita». Il fatto è questo e credo che vi sia poco da aggiungere: il mondo non lo vediamo tutti alla stessa maniera, riscontriamo spesso e volentieri, sentenze esclusive e interpretate “alla giornata”, cioè alla “come mi gira oggi”. Siamo alle gag beffarde e fastidiose, non solo passano le percosse e le violenze, ma viene calpestata la dignità della donna che viene definita sempre dal giudice/donna: “Soggetto particolarmente esuberante, la cui testimonianza in aula non ha brillato per linearità e coerenza". Insomma una cretina, una fuori di testa esuberante che per giocare o per divertirsi, ha fatto male all’uomo negli scambi di lotta e gliene ne diceva un sacco durante le frequenti liti. Signora mi spiace cambi avvocato difensore e se possibile…cambi giudice! Prenderle, essere menate, non è mai abbastanza in questo paese!