Subito dopo la guerra, la nostra Repubblica si avviò avvalendosi anche del voto delle donne per la prima volta alle urne. Il nostro parlamento libero e democratico fu un buon viatico, il giusto modo per approcciarci alla politica, specie i primi anni quando c'erano statisti e non politicanti improvvisati a governarci. La nostra società si rafforzava attraverso le comunità portanti: scuola, servizio militare, televisione pubblica e informazione libera, per creare le nuove classi dirigenti con una progressione lenta ma inesorabile. La scuola formava e acculturava, il servizio militare insegnava l’ubbidienza e i valori della patria, la televisione nazionale oltre a spazzare l’analfabetismo ci induceva a scrutare e a prendere confidenza con quella società di cui stavamo impadronendoci: i valori, i principi, l’educazione erano già dentro di noi, solo che abbiamo ricevuto input esterni per crescere e formarci al meglio delle nostre possibilità. Fino a quei maledetti anni ottanta, gli anni di Craxi, la Milano da bere e le prime vere grane politiche. La scuola, palestra di civiltà, comincia a sfaldarsi e a generare ragazzi sempre più vivaci e sfrontati mentre la leva andava paurosamente a farsi benedire. La madre di tutto questo decadimento che ci ha condotto ad oggi con esasperante lentezza ma con chiara lucidità, è stato l’avvento delle tv private e delle loro condizioni propositive. Ci scordammo del nostro bagaglio, tutto passò indietro e guardavamo alle novità, vivevamo di share, di gusti che la tv privata (Mediaset in testa) non tardò a capire per soddisfare le nostre sempre più insistenti pretese; gli agoni televisivi si riempivano sempre di spazzatura e i risultati ci piacevano, ci davano la possibilità di approfondire il nostro sapere in tutti i campi. Al fine giunse la rete, il web e tutto il nostro passato sociale e civile, fu spazzato. Oggi siamo tutti ostaggi vegetali posseduti dalla comunicazione virtuale, le relazioni personali si scansano, si evitano e pur credendo di vivere in un paese libero e democratico, siamo travolti da tutto quel pattume che non conoscevamo, di cui non avevamo bisogno e di cui avevamo, fino agli ottanta, fatto a meno. Oggi è così, se vi pare: siamo più incivili anche nelle più piccole azioni quotidiane, ineducazione ai limiti dell'insopportabile, corruzione galoppante a tutti i livelli, aggressioni a danno di tutti, notevole superficialità nell'affrontare questi temi e una giustizia che fa acqua da tutti i pori. Ognuno ha le sue idee e non è propenso a confrontarsi con nessuno altro che non esprima il suo stesso pensiero, altrimenti è lite. I nostri costumi sono persi con i nostri principi, con l'etica che ci distingueva e con i modelli che avevamo recepito opportunamente prima della decadenza inevitabile, spocchiosa, irriguardosa e offensiva per la nostra intellettualità ormai logora e lisa dagli avvenimenti che ci inseguono con insistenza con le loro malefiche conseguenze. Non ci resta che cadere, già...ma da che parte?