CARICO A CHIACCHIERE

NO! QUELLA DOMANDA PROPRIO NO!


  Molti di voi sanno che ogni mattina faccio un giro nel mio piccolo quartiere: prendo il caffè e poi accendo il mio mezzo sigaro toscano. Due passi che a volte faccio controvoglia, sono abitudinario e non cambio mai il giro, per cui fatalmente incontro le solite persone, qualche vecchio amico, qualcuno che mi fa capire come stia rincoglionendo perché alla domanda: "Ciao Carle', ti ricordi di me?" sono solito, se la persona non la vedo da un bel po', rivolgergli uno sguardo interrogativo...come a dire: "Ma chi caxxo sei?". Accade di tutto in quella mezz'ora che più o meno impiego per percorrere il mio solito tragitto. "Ciao Carle' come va? Prendiamo insieme un caffè?". "Ciao carissimo...no grazie appena preso..." e mostro il sigaro per confermare che non dico una bugia. L'altro dettaglio è il vocabolo carissimo: lo uso solo perché spesso non ricordo i nomi e per non fare figuracce con "carissimo" vado liscio come l'olio. Un saluto a destra, uno a manca, è un canovaccio solito e ripetuto tutti i santi giorni. Passo davanti al solito bar molto frequentato e con i tavolini all'aperto dove sosta il solito gruppo di pensionati che passano mezza mattinata a far chiacchiere, passo davanti all'ufficio postale molto frequentato e là spesso incontro gente che viene da lontano solo perché è un ufficio molto grande, ben organizzato e veloce nel servire gli utenti. Insomma, faccio chiacchiere con chi mi sollecita, saluto chi mi saluta e via verso casa per far sì che il sigaro finisca esattamente poco prima di giungere al cancello del mio stabile. Questo accade più o meno tutte le mattine e mai na' gioia, due chiacchiere nuove e mai usate, macché: "Come va Carle'? La salute...tutto a posto?". La domanda è quella, non c'è niente da fare, sempre e solo la salute, come sta mia moglie, le nipoti, la famiglia insomma, come se fregasse veramente. 'Na noia, 'na barba, 'na cantilena che a volte non sopporto e accorcio per chiudere l'incontro. Oh, non è sempre così, sporadicamente incontro anche qualcuno con piacere, specie se non lo vedo da tempo. Beh, in quei casi due chiacchiere si scambiano volentieri, ma le domande no, non cambiano! Vabbè, va così e tiriamo avanti. Ma il periodo attuale comincia a preoccuparmi, comincio a  pensare di non uscire più oppure di cambiare percorso. Già le prime avvisaglie le ho avvertite all'inizio di dicembre, se vado avanti ancora per un po', una domanda in particolare sarà sempre più serrata e insistita e ciò, credetemi, mi preoccupa molto:
 Mi mette in ansia 'sta domanda, la odio e cosa non darei per evitarla. Non so voi, ma tra "Cosa fai a Capodanno?" oppure "Cosa fai a Pasquetta?", sono il mio incubo personale. “Che fai a Capodanno?” È ‘na domannache mette anzia come poche ar monno,er tempo d’arisponne … ciài un seconno,l’artro te scruta e la mente s’appanna.***Voresti fatte piccolo e giù in fonno,sparì a quela presenza che te scanna,ma hai da risponne e quello nun se ‘ngannasi j’aricconti frottole da tonno.***Ce penzi e ciaripenzi … che je dico?Che ancora nun lo so, e che me ‘nvento,“lo passo in compagnia de quarche amico” …*** – “Che bello, bravo” – a toje l’imbarazzo – lui t’arisponne  – “Bravo so’ contento!Io invece nun ho organizzato un cazzo!”***Stefano Agostino