CARICO A CHIACCHIERE

COLPEVOLI MA...SENZA COMMETTERE REATO!


   Tutto accadde nel 2013 nel deposito ATM (Milano) sito in via Novara. I conti dell'azienda, per quanto riguardasse il consumo dei mezzi in uscita, non combaciavano con le giacenze dei serbatoi delle pompe posizionate all'interno dei grandi capannoni. Non erano ammanchi di pochi litri: in quel tempo si parlò di circa 80.000 euro di carburante. Nati i sospetti, l'azienda volle appurare e scoprire se gli eventuali ammanchi, fossero imputabili a furti da parte di ignoti. Ebbene,  dai carabinieri informati del caso, furono meglio posizionate le telecamere puntandole sulle pompe e finalmente, si ebbe una prova visiva della sottrazione illecita. A quanto sembrò, il furto avveniva in un modo molto accurato sfruttando il sistema automatico dell'impianto: infatti la pompa, irrorava gasolio solo solo quando il mezzo pubblico si avvicinava ad esso. Una squadra di addetti al servizio (lavoratori esterni di una cooperativa) d'accordo con tre dipendenti ATM, invece di porre la pompa al serbatoio della vettura, riempivano taniche per poi rivendere il prodotto fuori sede, a prezzi stracciati. Architettato a dovere il sistema, la banda aveva messo su un meccanismo perfetto e se non ripresi al momento della sottrazione e dei travasi illeciti, la soluzione non sarebbe mai venuta fuori. Gli imputati sono andati quindi in tribunale per rispondere delle loro azioni. Dopo sei anni di confronti, accuse provate, difese estreme e tutto ciò che ormai conosciamo come connotato basilare della nostra giustizia lenta ed estemporanea, siam giunti al 2019, ad oggi. Ebbene, ancora una volta una sorpresa: nonostante i filmati, un testimone che abbia visto persone trasportare le taniche, indizi e altre posizioni sospette e coinvolgenti, il giudice ha chiuso il processo a carico delle dieci persone responsabili: "Tutti assolti perché il fatto non sussiste". Come? Sì, avete letto bene: capriole, salti carpiati, funambolismo da circo equestre, tutto e di più è stato speso nel giudizio. Eccezioni sollevate sui filmati: "Ma le taniche erano veramente piene? E se piene, siamo certi che fosse gasolio e no acqua?". Prove rigettate, il testimone non ascoltato, insomma, non sto a raccontarvi come e cosa sia stato portato in sentenza a titolo di argomentazione per respingere i fatti e quindi le accuse. Non vado oltre, mi fermo e ancora una volta richiamo l'attenzione sulle leggi, sulle interpretazioni, sui tribunali, su coloro che devono giudicare, sul meccanismo perverso che si consuma nel tempo per poi giungere, per taluni reati, alle note decadenze per prescrizione. Ieri al tg5 un uomo disperato chiedeva di accelerare i tempi per accertare eventuali responsabilità di medici che hanno dimesso il figlio dopo un intervento chirurgico e con il bimbo che è deceduto dopo tre giorni. Il papà aspetta che la causa termini: si protrae da anni e per come l'abbiano presa comoda, tra rinvii e altre ragioni, lui spera che non arrivino i tempi per archiviare con la semplice prescrizione! Sappiamo come abbiano goduto in tanti con il "giochetto", conosciamo nomi famosi tra i beneficiari e sappiamo pure che qualcuno ci marcia: gli avvocati difensori sono gli unici che si sanno dimenare alla grande in questa giustizia ormai al collasso e fuori ormai da ogni contesto. Ecco come uno stato poi rimane vittima dei suoi stessi errori, soffocato dai suoi rami secchi, lunghi, invasivi e con gli uomini che lo rappresentano che si "esibiscono" male e con...distrazione. Non ne verremo mai fuori a queste condizioni. "Succisa virescit".