CARICO A CHIACCHIERE

NON E' COME LA (RAC)CONTI


  Non si discute: lo share di questo Sanremo, rappresenta un dato incontrovertibile. Non si riscontrava dal 1995 una percentuale così alta e tutti i primati precedenti sono stati, con estrema soddisfazione, superati. La RAI si rallegra ancora una volta e con un utile di circa 15 milioni di euro già calcolati grazie alla sponsorizzazione, alle pubblicità e al traino del grande ascolto, tutto fila alla perfezione. Io non seguo Sanremo, lo confermai con il mio post del 3/2 e oggi mi affido a quanto leggo in rete e sulla stampa. Tutto questo eccezionale risultato mi sta bene e per essere un esuberante spettacolo di varietà, credo sia su un livello molto alto. Ma il punto resta ciò che io abbia messo in discussione: il festival della canzone italiana, mantiene il senso, le aspettative e lo standard di chi si aspetterebbe ciò per cui sia nato settanta anni fa? Direi di no, una kermesse, una gioiosa macchina da guerra per fare ascolti e quattrini. In più, tutte le tv concorrenti del digitale terrestre, si limitano nelle loro programmazioni e al diavolo la concorrenza: con deferenza e sussiego, sorreggono l'auditel a RAI 1. Ne ho lette di tutti i colori su tutta la stampa e in rete, non sono deluso come altri, sono cosciente di aver visto giusto, ma no da oggi. Va bene, ognuno sceglie: se lo passassero per un grandioso varietà televisivo con vagonate di ospiti quali cantanti, attori, comici, monologhisti, belle donne e passerelle ragguardevoli, io seguirei il programma. Ma il festival dove è? Mi ha colpito molto quanto vi propongo qui sotto: è solo una battutaccia che la dice lunga su questa manifestazione eterogenea, una insalatona mista, un pot-pourri per tutti i gusti. Le critiche non mancano, le lodi pure, ma la distanza tra ciò che si propone e ciò che ci si aspetterebbe, è incolmabile.
 Non siete d'accordo o la battuta è quanto mai opportuna?