"Giulia" è una associazione italiana di giornaliste libere e autonome, riunite con lo scopo di difendere democrazia e libertà di informazione. In alcune occasioni sportive e quando sono impegnate squadre e atlete italiane, si rileva spesso da parte della stampa in genere, un linguaggio poco corretto e stereotipato quanto basta per richiamare l'attenzione della associazione. Hanno cominciato ad affrontare il problema da tempo, ma la sfida vera e propria è iniziata quando la nostra squadra femminile di pallacanestro, affrontò l'europeo e il mondiale con strepitosi successi e con ottimi risultati. Seguii in tv tutti gli incontri e ammetto di essermi esaltato molto vedendo le nostre ragazze battersi alla grande sia in Europa, sia contro squadre mondiali molto più brave della nostra nazionale. Bravissime tutte e in particolare, due ragazze (italianissime e di colore) che erano di sprone alle colleghe trascinandole in partite esaltanti. Per tali occasioni, leggendo i resoconti e gli articoli sui vari giornali sportivi, si notò l'esaltazione dei vari cronisti che presi dall'eccitazione si sbracavano con descrizioni poco eleganti verso le ragazze. "Sono donne con le palle!" per indicare che sotto il profilo atletico e sportivo, avevano forza, agonismo, e spirito combattivo alla pari degli uomini. Oh poffarbacco, che significa? Attribuiscono palle alle donne solo perché capaci di emulare gli uomini quando sono in campo? E' accaduto anche successivamente con la nazionale femminile di calcio: buone partite, esaltanti e con una squadra femminile capace di eccitare gli animi dei tifosi. Spesso si eccede nel linguaggio, tutto viene narrato con un distinguo sottinteso, laddove si evidenzia la differenza uomo/donna. Nomignoli, dettagli delle ragazze che non rinunciano allo smalto sulle unghie, capelli spesso tenuti in ordine ma legati per semplice praticità nelle fasi di gioco, insomma, ogni occasione è buona per definizioni ed enfasi nell' indicarle: "Atleti in gonella" per esempio, è una di quelle indicazioni più irritanti. Tutto tende sempre a sminuire, a ridurre il valore di atlete che non hanno bisogno di paraventi e battutacce per essere se stesse, donne capaci e in grado di fare il loro mestiere. Tra l'altro, eliminato del tutto il "dilettantismo" in alcune discipline, vedi il calcio femminile che è è professionale, si deve smettere di pensare che alcuni team di donne vincano perché allenate da uomini. Andremo a Tokio quest'anno e speriamo sia una buona occasione per parlare di donne atlete, sportive, formate a tutti gli effetti come i maschietti e capaci anche di far meglio, se rispettate e sostenute senza alcun pregiudizio. L'associazione "Giulia" è al lavoro da tempo per spazzare definitivamente il campo dai luoghi comuni, dai pregiudizi e dalla retorica delle donne non comparabili agli uomini nel campo sportivo e agonistico. Non esistono sport per gli uomini e per le donne, esiste lo sport accessibile agli uni e alle altre e c'è solo da abbattere definitivamente la resistenza culturale che impedisce di fare discorsi, valutazioni e apprezzamenti per chi merita o meno. Abbiamo grandi atlete, grandi squadre e grandi campionesse: lo sci ci sta dando grandi soddisfazioni proprio in questo periodo, quindi smettiamola e parliamo di donne con attributi (ovvero, tanti aggettivi per etichettarle) ma non attribuiamo loro le palle, quelle con rispetto parlando, non sono di loro competenza anatomica...