CARICO A CHIACCHIERE

SPECCHIO DELLE MIE BRAME...


   Nella letteratura lo specchio gioca un ruolo fondamentale: veicolo metaforico, azzeccato e insostituibile ci avvolge con discreto fascino, ci trasporta verso altri mondi, ci rende testimonianza di profondi e ineluttabili cambiamenti che ci riguardano. La strega di Biancaneve, Alice nel paese delle Meraviglie, Shakespeare, Gogol, l'immenso Wilde con il suo Dorian Gray (quadro o specchio entrambi metaforici),sono solo alcuni personaggi e autori che si sono serviti dello specchio per mostrarci quello che il nostro io, la nostra coscienza ha necessità di vedere attraverso, dentro e fuori lo specchio. Quando siamo di fronte ad uno specchio, quanto tempo ci stiamo? Quale rapporto abbiamo con  lo specchio? Una sbirciatina e via? Il tempo necessario per prepararsi ad uscire? Soste lunghe e inutili magari solo per vanità? Capire alcuni aspetti della nostra personalità e della nostra salute, ci aiuta a decifrare i nostri comportamenti: stare troppo tempo davanti allo specchio deprime e angoscia, intristisce e ci rende particolarmente ansiosi! Questi fenomeni si riteneva fossero a carico di soggetti afflitti da "Disturbo da disformismo fisico": bastano pochi minuti davanti ad uno specchio per rendere questi individui eccessivamente ansiosi, a disagio e depressi. Invece, persone normalissime, sanissime in apparenza, poste davanti allo specchio per almeno dieci minuti, cominciano a dare segni tipici di depressione e stati ansiosi al di sopra della media. Indugiare molto davanti alla propria immagine, procura incertezze e ci mette in una inconscia situazione di disagio; facciamoci caso: se ci specchiamo per pochissimi minuti, siamo appagati dal nostro aspetto, un gesto tra i capelli, un sorriso volutamente forzato, un'occhiata maliziosa e ruffiana a sostenere la nostra convinzione: "Non c'è malaccio, vero?" oppure: "Acc! Mamma perché mi hai  fatto così bella?". E ancora: " Non sarò uno strafico, però sono molto interessante!" ecc. ecc. Pochi minuti, non di più! Perché se passa il tempo e non ci distacchiamo dal "maligno riflettore", i dubbi, le incertezze cominciano a farsi subdolamente strada. La ruga, l'aspetto del volto, il portamento, la figura del nostro corpo lanciano segnali preoccupanti che vanno aldilà della verità. E' il tempo della sosta che ci frega, in quei minuti ci piace e ci fa male (il massimo del masochismo) scovare ciò che non c'è, ciò che vogliamo assolutamente vedere perché in quel momento,  abbiamo un contraddittorio in atto con il nostro io. E' la lotta, attraverso lo specchio, tra noi fuori e la nostra coscienza dentro. Fatale e ìmpari scontro dove la vittoria non è sempre a completo appannaggio dell'uno o dell'altro; spesso e trattenendosi troppo a lungo, vince uno solo: lo specchio!