CARICO A CHIACCHIERE

DIVORZIO DA...MASTROLINDO


   Pensavo che immersi già da tempo nel terzo millennio, uomini di un certo tipo con neuroni consunti, fermi al tempo delle more, assorbiti comunque da una società civile sempre movimentata e in continua evoluzione, non esistessero più o quanto meno, avessero provveduto ad aggiornare le loro aspettative e le loro pretese autoritarie. Sono rimasto basito da una storia strampalata e poco attuale, certamente frutto di una sottocultura vecchia e lisa, fuori da ogni contesto sociale e familiare. La notizia arriva da Foggia, dove un uomo ha presentato istanza di divorzio attribuendo responsabilità e colpe, alla sua signora. Ci sta tutto, ormai il divorzio sembra un "atto dovuto" in seno a tante famiglie italiane, un modo per sparigliare un'unione e allontanarsi dalla famiglia per tanti motivi, a volte anche sciocchi e futili. "Non lava, non stira e non cucina...", queste le ragioni principali che giustificherebbero la richiesta dell'uomo. Non è dato sapere se oltre le tre mansioni riferite, ve ne siano altre alle quali la donna non provvede, magari non governa la casa, non spolvera, non lava i pavimenti, i vetri ecc.ecc. Tuttavia l'uomo, determinato e convinto delle sue argomentazioni, si è presentato davanti al giudice con la certezza che avrebbe risolto in un batter di ciglia la sua causa, una formalità e via fuori dal tribunale, con l'atto di divorzio già in tasca. Il giudice invece, rispettoso e legittimamente fedele alle leggi italiane, ha rigettato la richiesta dello sprovveduto signore e gli ha concesso alcune indicazioni circa le normative che riguardano le coppie sposate. "La moglie non è una serva, è inammissibile porla in una situazione di sottomissione perché svolga lavori domestici ai quali peraltro, non solo dovrebbe provvedere anche il marito ma, ove fossero presenti anche figli, loro dovrebbero dare una mano per ricevere un'educazione responsabile". A questa prima lezioncina del giudice, lui strabuzza gli occhi attestando la completa inadempienza da parte della moglie, ai suoi bisogni e alle sue necessità. Vista la "capatosta" e la dura cervice dell'uomo del terzo millennio, il giudice ha concesso un appendice: "Il Codice Civile prevede con il matrimonio che marito e consorte acquisiscano gli stessi diritti e doveri, obbligo reciproco  alla fedeltà, piena assistenza morale e materiale e proficua collaborazione nell'interesse della famiglia. Inaccettabile quindi situazioni di sottomissione di uno dei coniugi per svolgere lavori e/o servizi domestici". Concludendo, il giudice ha ribadito il rigetto della domanda di divorzio e ha congedato l'uomo invitandolo a ripensare alla sua situazione familiare. Io concludo invece con un semplice e concreto: "Ciao maschio... fatti un selfie e chiediti...ma che in secolo mi trovo?".