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SARA' CARTA STRACCIA?

Post n°3520 pubblicato il 28 Marzo 2020 da monellaccio19
 

 

 

Se ne parla da tempo ormai, i segnali colti da alcuni anni, sono ormai chiari e nitidi. Un "de profundis" annunciato più volte e sempre rigettato, vuoi per scaramanzia vuoi per non perdere la speranza di un miracolo molto improbabile. I giornali, i quotidiani specialmente, quelli che un tempo ci offrivano la grande opportunità di leggere, approfondire e conoscere notizie e fatti, avvenimenti e analisi, commenti autorevoli su tutti gli argomenti che vanno dalla politica alla scienza, dallo spettacolo alla cronaca, proprio quelli stando a molti autorevoli esperti della comunicazione, hanno le ore contate, sono moribondi e destinati una volta per sempre a lasciare questo settore, questo tradizionale segmento dell'informazione e della nostra società. Possibile? Se ne parla è vero, ma potrà mai accadere veramente?  Stando ad una analisi molto profonda e capillarmente estesa anche in altre nazioni, chi non ha compreso tra il 2009/2010 quello che stava accadendo all'informazione della carta stampata, oggi versa più lacrime di chi abbia saputo aprire nuovi fronti come il digitale. Oggi è proprio il coranovirus che potrebbe fare un solo boccone dei giornali nelle edicole che erano 36.000 dieci anni fa, oggi sono 10.000. Da 5,5 milioni di giornali che si vendevano nel 2007 oggi siamo a 2 milioni di copie. Oggi la carta stampata è la "zona rossa" del giornalismo: avere notizie il giorno dopo, in un mondo totalmente globalizzato, a chi serve? L'era digitale divora tutto con tempestività e con immediatezza, siamo ormai nel post industriale e l'attenzione maggiore (nel bene e nel male) è rivolta in quella direzione. Il cambio epocale, specie in questo momento drammatico, ci induce a volgere lo sguardo al digitale, alla tv e alla rete. Sono i mezzi che preferiamo e anche se tutti i quotidiani propongono una versione sintetizzata delle loro edizioni proprio nel digitale, a noi basta: non ci va bene "pagare" le notizie. Mentana è più o meno vicino alla condivisione della profonda analisi realizzata da Marco Bardazzi, anche lui ritiene che oggi questa informazione "di comodo", non sia  "up to the date" capace di giungere a tempo debito al fruitore. Ma non ha torto Mughini, quando contesta le risultanze di Bardazzi e Mentana, poiché sulla carta stampata, quella dell'informazione da cercare in edicola, c'è da interessarsi alle inchieste, agli editoriali, ai corsivi, materiale prodotto da signori giornalisti e per lettori affezionati e interessati alle analisi dei professionisti dell'informazione. Quindi v'è una prima differenziazione: fornire immediatamente la notizia, oppure analisi e opinione della stessa notizia? L'informazione in rete, Mughini la definisce "artiglieria digitale" e non ha tutti i torti: spara a mitraglia di tutto e di più, ognuno avrebbe il compito di comprendere, di capire e accertare cosa stia leggendo o ascoltando. Questi i limiti e forse, proprio questa proposta "take away" nella tecnologia, interessa tutti coloro che sono sotto i trentanni.  I problemi sono più vasti, più grandi e più dettagliati. Non si condanna così la carta stampata anche se il fiato corto lo avvertiamo tutti. Fa tendenza, fa modernità assoluta, leggere notizie e messaggi, vedere immagini su twitter, barcamenarsi su tutto ciò che sia digitale, ma leggere chi approfondisce, analizza e propone una notizia con cognizione professionale, è arricchimento culturale e no conoscenza superficiale quindi, pagherà ancora o no?  

 
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