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MA CHE PESCE E' OGGI?

Post n°3523 pubblicato il 01 Aprile 2020 da monellaccio19
 

 

 

Un tempo, molti anni fa, questo era il simbolo che viaggiava attaccato sul dorso o sulla spalla di una persona colpita dal "pesce d'aprile". Un pesce disegnato sulla carta, ritagliato e con un po' di colla restava saldo là dove volevamo. Lo si teneva ben teso sul palmo della mano e alla prima occasione, dando una pacca per salutare, lo si poneva sulla spalla del malcapitato e via. Era più laborioso invece, il pesce ritagliato su un pezzo di tessuto nero e poi "inzuppato" sulla polvere del gesso della lavagna, indi poscia, si procedeva come sopra e  sulla spalla, rimaneva stampato un bel pesce bianco e...polveroso! Era il massimo per noi ragazzini, festeggiavamo il primo aprile così. Crescendo poi, si passò a scherzi meno ingenui e più cinici: era una gara a chi le sparava più grosse e le vittime obbligatoriamente, dovevano essere più grandi di noi, altrimenti non c'era gusto! Le origini del  pesce d'aprile non ve le racconto, non sono poche le storie che si tramandano e tanti si vantano di essere depositari delle sue reali origini. Pertanto, vi avverto, poiché non si fanno serenate a casa dei suonatori, non vi azzardate a tentare di fare qualche scherzo, vale un po' per tutti: siamo scafati, si attendono scherzi e quindi oggi, tutti prudenti. Non mi venite a dire che il pil di questo paese rimarrà stabile, perché non abboccherò (sic) mai! Non mi raccontate che sia stato già trovato il vaccino che blocca il coronavirus, non giocate con i numeri delle quarantene, dei guariti e degli intubati che non vi crederà mai nessuno. Non spargete la voce che l'Europa, o meglio Olanda, Germania e altri paesi nordici, siano disposti ad accontentarci con i "soldini" che chiediamo, perché vi prenderanno a fischi, non dite che usciremo dall'Europa che non ci crederà mai nessuno e infine, non dite che Orban sia un premier democratico e liberale, perché vi prenderanno a pernacchie: prima a voi e dopo a lui. 


 

 
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nina.monamour
nina.monamour il 01/04/20 alle 21:26 via WEB
Questo tuo post mi rimanda indietro di parecchi anni e anni, diciamo ad un certo punto della mia attività lavorativa. Un giorno arrivo in Ufficio e mi viene notificato una lettera del mio Ministero, con tanto di protocollo d'entrata e firma del Ministro, che viste le necessità di servizio nonchè di mancanza di personale, venivo mandata, in missione per 7 mesi a Badu ‘e Carros, a Nuoro, un grande Istituto Penitenziario di massima sicurezza, luogo in cui erano presenti personalità di "spicco" come prigionieri ritenuti particolarmente pericolosi, terroristi e mafiosi, includendo membri di Cosa nostra, della Camorra e della 'Ndrangheta. Dio mio, mi sono subito seduta, il panico si era impossessato di me, mi tremavano le mani iniziando a sudare fredda. Guardaii miei Colleghi negli occi ed esordii, dicendo loro, "ma perchè io?", volevo morire, ho trascorso mezz'ora tra la vita e la morte, proprio in Sardegna dovevo andare a finire? Ove si è a volte ai confini della realtà, e il contesto carcere è tanto più vario, movimentato, caotico e disordinato (anche sotto il profilo dell’attenzione alle relazioni interpersonali) quanto più è affollato. Qui infatti il tempo è rapido e lento, e non sembri una contraddizione. Le procedure si susseguono incalzanti, ma il progetto futuro è in sospeso, da riscrivere, perché il soggetto detenuto non conosce ancora quanto tempo non sarà in grado di gestire in piena autonomia e autodeterminazione. Non voglio divulgarmi, tornata a casa avevo maturato l'idea di licenziarmi, ma il mattino dopo, l'autore del pesce d'Aprile mi venne incontro in Ufficio dicendomi che era stato uno scherzo innocente ideato con altri Colleghi ed io, di rimando, lo schiaffeggiai con la mia borsa, ahahahahahhhh, per un mese non ho rivolto loro parola, poi li ho perdonati. Sono scherzi sciocchi ma possono essere letali, buona serata Carlé.
 
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