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Messaggi di Novembre 2020

LUI ACCUSA E IO PURE!

Post n°3747 pubblicato il 30 Novembre 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

 

Da un paio di giorni, c'è un documento che sta girando in rete, sui social e sostenuto da tantissime persone che lo condividono totalmente. L'ho incrociato casualmente e dopo aver letto questa "lettera" accusatoria e molto incisiva, dove non si risparmiano nomi, cognomi, programmi e indizi molto precisi, ho avuto un senso di soddisfazione, una spinta a non demordere e a non rinunciare mai alle mie battaglie. Sono anni che scrivo le stesse cose, sono anni che con me, molti hanno denunciato evidenti segni indigesti e poco deontologici di una tv che non avrebbe motivo di proporre spazzatura seriale e inaccettabile. A prescindere dalla libertà e dalla mano libera di cui si possa godere, c'è un limite che dovrebbe tacitamente essere rispettato da chi produca senza intoppi e senza alcuna preclusione, programmi inutili e dannosi.


 

 

IO VI ACCUSO

Barbara D’Urso, Maria De Filippi, Alfonso Signorini, Alessia Marcuzzi e tutta la schiera della vostra bolgia infernale… io vi accuso.

Vi accuso di essere tra i principali responsabili del decadimento culturale del nostro Paese, del suo imbarbarimento sociale, della sua corruzione e corrosione morale, della destabilizzazione mentale delle nuove generazioni, dell’impoverimento etico dei nostri giovani, della distorsione educativa dei nostri ragazzi.

Voi, con la vostra televisione trash, i vostri programmi spazzatura, i vostri pseudo spettacoli artefatti, falsi, ingannevoli, meschini, avete contribuito in prima persona e senza scrupoli, al decadentismo del terzo millennio che stavolta, purtroppo, non porta con sé alcun valore, ma solo il nulla cosmico.

Siete complici e consapevoli promotori di quel perverso processo mediatico che ha inculcato la convinzione di una realizzazione di sé stessi, basata esclusivamente sull’apparenza, sull’ostentazione della fama, del successo e della bellezza, sulla costante ricerca dell’applauso, sull’approvazione del pubblico, sulla costruzione di ciò che gli altri vogliono e non di ciò che siamo.

Avete sdoganato la maleducazione, l’ignoranza, la povertà morale e culturale come modelli di relazioni e riconoscimento sociale, perché i vostri programmi abbondano con il vostro consenso di cafoni, ignoranti e maleducati. Avete regalato fama e trasformato in modelli da imitare personaggi che non hanno valori, non hanno cultura, non hanno alcuno spessore morale.

Rappresentate l’umiliazione dei laureati, la mortificazione di chi studia, di chi investe tempo e risorse nella cultura, di chi frustrato abbandona infine l’Italia perché la ribalta e l’attenzione sono per  i teatranti dei vostri programmi.

Parlo da insegnante, che vede i propri alunni emulare esasperatamente gli atteggiamenti di boria, di falsità, di apparenza, di provocazione, di ostentazione, di maleducazione che diffondono i personaggi della vostra televisione, che vede replicare nelle proprie aule le stesse tristi e squallide dinamiche da reality, nella convinzione che sia questo e solo questo, il modo di relazionarsi con i propri coetanei e di guadagnarsi la loro accettazione e la loro stima; imperversano lo smarrimento, la paura, l’isolamento negli occhi di quei ragazzi che invece non si adeguano, non cedono alla seduzione di questo orribile mondo, ma per questo vengono ripagati con l’emarginazione e la derisione.

Ho visto nei miei anni di insegnamento prima con perplessità, poi con preoccupazione, ora con terrore, centinaia di alunni comportarsi come replicanti degli imbarazzanti personaggi che popolano le vostre trasmissioni, per cercare di essere come loro. E provo orrore per il compiacimento che trasudano le vostre conduzioni al cospetto di certi personaggi.

Io vi accuso, dunque, perché di tutto ciò siete responsabili in prima persona.

Spero nella vostra fine professionale e nella vostra estinzione mediatica, perché solo queste potranno essere le giuste pene per gli irreparabili danni causati al Paese.

Marco Galice

Questa è la lettera, questa l'accusa e la condivisione con tale documento e il suo nobile contenuto, non è difficile per chi come me, evidentemente si è sempre battuto per questi programmi che insultano la nostra intelligenza e la nostra cultura. Aggiungo ancora, tanto per capirci, che non basta negare  di essere sostenitori e ascoltatori seriali di tutto questo trash, io come spesso abbia ribadito, non seguo assolutamente questi signori e quanto riescano a generare, eppure mi batto per la loro morte professionale (sic) perché stanno mettendo al mondo e male educando, giovani e giovani che si sentono rappresentati da costoro. Bisogna condannare apertamente tutto questo ludibrio e non basta dire: "Mai seguiti questi programmi", sarebbe come dire: "Gli altri rubano e ammazzano, io non lo faccio!".

 

 
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NO PETTINI? NO NODI!

Post n°3746 pubblicato il 29 Novembre 2020 da monellaccio19
 

 

 

 

Ricordo quel 1970 e i due anni successivi, quando il Parlamento Italiano pose in essere, intervenendo sulla Costituzione, la realizzazione delle Regioni. Un atto studiato nei minimi dettagli per accreditare ad ognuna di esse, poteri autonomi e gestioni dirette dei servizi sociali. Sembrava una scelta moderna, evolutiva e periferica per staccarsi dallo stato centrale. Ebbene, la "leggenda" racconta che in tale circostanza, il presidente del Partito Repubblicano Italiano (PRI) Ugo La Malfa, ebbe a sussurrare nell'orecchio di un suo carissimo, amico/collega in parlamento, la seguente frase: "Abbiamo fatto una delle più grandi cazzate per il paese". Oggi, quella battuta detta seriamente e riferita alle responsabilità assunte nel deliberare la scelta delle Regioni, pesa come un macigno a distanza di 50 anni circa. Un errore gravissimo per un paese che non comprese subito ciò che sarebbe accaduto. Abbiamo visto col tempo cosa significasse quella "indipendenza" relativa e quella possibilità di provvedere direttamente alla gestione di alcuni settori principali dell'economia sociale del paese. La Sanità, una delle voci più pesanti nei bilanci dello stato, passava alla gestione regionale ritenendo così, di sgravarsi dall'onere e nel contempo di migliorare i servizi per un stato che puntava al welfare in maniera piena e uguale per tutti. Un sogno irrealizzabile conoscendo la politica del tempo e delle sue prime "sconclusionate" scelte fatte di errori, di leggerezze e di...mancanze all'italiana. Governarsi da soli sotto certi aspetti, si pensava fosse un vantaggio: è vero, è accaduto, ma solo per chi ha pensato di occupare gli scranni solo per gestire il bene pubblico e trarne benefici personali. La Sanità è quella che ha pagato il prezzo più alto e oggi in piena emergenza ci rendiamo conto come sia andata e come abbiano proceduto i governi che si siano succeduti. Il giro di boa più vistoso e più maldestro, è stato avviato quindici anni fa circa: smantellando quel poco di buono che si era fatto, governi di destra e altri a seguire, hanno tolto dai fondi destinati al pubblico per  dirottarlo ai privati e ciò che man mano si è tolto, anno dopo anno per far quadrare i loro conti, sono nodi che oggi non possiamo far finta di non vedere. Siamo alle pezze, lo stato deve provvedere alle regioni quando non ce la fanno e meglio di così, le leggi non le avrebbero potuto scrivere. C'è stato l'assalto, la facilità di sottrazione, la baldoria delle commesse, degli appalti, fiumi di soldi che passavano da tasche e bocche fameliche. Un continuo e stimolante rapporto (per loro che si leccavano i baffi) e ritardante per noi che subiamo ancora le...pene delle grandi mancanze. Non dimenticate i viaggi della speranza per i "sudici" mentre i nordici si gonfiavano di boria per le loro grandi possibilità. Un assetto che abbiamo patito e che non ci siamo scrollati ancora di dosso. La Calabria è in difficoltà, tre/quattro persone  (?) che non accettano il posto di commissario, vorrà pur dire qualcosa o no? Regioni e mafie a braccetto, tutti a far politica no per il bene del paese, ma per le proprie voglie ed esigenze. Oggi paghiamo sempre noi, lo sappiamo ma non ci badiamo, la politica stando a quel che leggo, non interessa più a nessuno e se il prezzo è sempre in aumento esponenziale da decenni e decenni, a molti non frega più niente: ormai ci si basa su amici potenti e su evasioni sostanziose per chi è avvezzo. Tutti gli altri a pagare e a soffrire per un paese che delude sempre e...di più. 

 
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DUE ORE PRIMA O DUE ORE DOPO CHE CAMBIA?

Post n°3745 pubblicato il 28 Novembre 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

Questo tempo che viviamo non può che sorprenderci e lasciarci ricordi indelebili. Ammettiamolo, le cose che capitano, gli avvenimenti e tutte le "trovate" messe in atto a partire dalla politica per finire all'ultimo cittadino italiano buontempone, il quale, fermato in pieno lockdown (prima ondata) dalla polizia, mostrò l'autodichiarazione sulla quale era scritto chiaramente: sto andando a puttane". Ne abbiamo viste e sentite di cazzate che sarebbe impossibile, un domani anche lontano, non ricordare le più amene e divertenti. In primis, ci sarebbero da ricordare le vittime e i tanti ammalati che dopo affanni e sacrifici, ne sono usciti guariti. L'ultima ma solo in ordine di tempo, è l'uscita seria e determinata, del Ministro Boccia circa la possibilità di mediare sulle limitazioni e sulle proibizioni in atto. Tra le varie proposte, il nostro Boccia, così come riportato dalla grande comunicazione, ha paventato una soluzione non campata in aria, almeno secondo lui: "Seguire la Santa Messa e far nascere Gesù Bambino due ore prima per non andare a sbattere contro il coprifuoco, non è eresia. E' eresia non volgere l'attenzione ai malati che soffrono! Il Natale è un atto di fede e non serve il cronometro". Direi che sia una posizione accomodante e fuori da ogni logica, ma del resto, solo il Vaticano avrebbe l'autorità per entrare nel merito e stabilire cosa e come fare. Tuttavia, questa uscita poco ortodossa del Ministro, ha fatto scattare l'ilarità della rete oltre  ai commenti piuttosto divertiti della stampa cartacea. "Vabbè, allora perché non anticipare anche la fine dell'anno?", hanno richiesto alcuni tra un sorriso e l'altro: "Sì...allora scusa, facciamoci anche il carnevale e perché no, anche la Pasqua! Prendiamoci i giri di vantaggio e così il virus lo fottiamo alla grande!". Ora, pensandoci bene, vedete come siamo fatti noi? Ce le tirano le battutacce, ci pungolano ai fianchi e non sappiamo fare a meno di reagire buttandola sul ridanciano andante...ma non troppo! Magari Boccia l'ha detto per provocare, oppure gli è venuta per istinto, per un dire spontaneo, l'ha proferita di getto; certo è che a noi, non scappa niente e se c'è da buttare giù dalla torre qualcuno, lo facciamo con piacere. Chi è impegnato in teologia, fa notare come effettivamente il Natale non sia questione di orario, ma di fede. Nei Vangeli il tempo si propone in una forma doppia: Kronos e Kairos, ossia, il tempo normale  e il tempo di grazia, il tempo spirituale in cui incontriamo il Signore. Quindi abbiamo il Kronos che indica il tempo che scorre e Kairos che indica soprattutto il tempo di grazia, un tempo sublime in cui a prescindere dall'ora e dal momento, incontriamo il Signore. Questi due vocaboli greci, spesso sono a indicare il noto verso che introduce i passi dei Vangeli: "In illo tempore" latino, o in italiano "In quel tempo". Scusatemi, a questo punto e non per spezzare una lancia a favore di Boccia: io la messa di Natale potrei seguirla in tv la Notte Santa, oppure la domenica mattina. Quel che conta non è l'ora il...Kronos, ma il...Kairos. Comunque, non si sa mai: buon Capodanno!

 
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IL PROBLEMA ORA E' IL...VACCINO!

Post n°3744 pubblicato il 27 Novembre 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

 

Temo non sia così, spero che Garattini farmacologo e Presidente dell' "Istituto Mario Negri", non abbia visto giusto. Fateci caso: ora è il momento dei vaccini, della loro produzione incalzante e frettolosa, dei numeri a sostegno, della loro efficienza, degli errori,  della durata, delle temperature per mantenerlo in frigo e dei costi. Una ridda di voci che si inseguono, si incalzano, destano attenzione e preoccupazione e siamo ogni ora a sentirne delle nuove. Il sentore del grande business, si fa sempre più acre e pungente, anche a volerlo evitare pensando tutto il bene del mondo per costoro che producono, non possiamo fare a meno del nostro odorato (finché funziona ancora): c'è puzza di bruciato! Silvio Garattini merita rispetto per la sua antica e provata professionalità e in una recentissima intervista, ha espresso le sue perplessità: "Il rigore scientifico che pretenderemmo da tutti i produttori non venga sminuito, ridotto e svilito dall'urgenza, dalle pressioni politiche, dalle impellenze o ambizioni economiche". Più chiaro di così il nostro novantaduenne prof, non poteva essere e la dimostrazione viene proprio dagli avvenimenti che citavo più su. Se siete attenti, se siete puntigliosi con le notizie, prestate attenzione agli sviluppi e ai comunicati che si smentiscono da soli, ora dopo ora. La fretta non può far parte del "business", la fretta sarebbe il peggior nemico per chi poi debba sottoporsi al vaccino. Il valore economico gioca un ruolo determinante: addirittura imposizioni dirette sui "compratori" per sollecitare gli ordini d'acquisito. Siamo a livello di mercati generali, movimenti strani e poco visibili. Sapete che vi saranno documenti secretati circa gli approvvigionamenti dei vaccini, quindi la chiarezza non farà parte della partita importante che si sta giocando a livelli mondiali? Le poste in gioco sono altissime e i giocatori al tavolo sono pochi, ma contano moltissimo. Pensate a tutto questo e prestate massima attenzione, ogni dettaglio è importante. Non voglio spaventare nessuno, desidero solo che io sia qui a scrivere fesserie e a sbagliarmi. Credetemi, lo spero tanto. 

 
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ASCOLTARE IN SILENZIO?

Post n°3743 pubblicato il 26 Novembre 2020 da monellaccio19
 
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E' incontestabile quanto oggi sia cambiato il nostro standard comunicativo in entrata e in uscita. Non è certamente analogico come un tempo, è più digitale e più tecnologico, ma siamo sempre noi e non so se sia un vantaggio o una inibizione. Lo stare on line, in qualunque contesto, salvo conversazioni dal vivo o in chat, ci permetterebbe (?) di correggerci, di rivedere quanto diciamo e di ponderare bene le nostre manifestazioni. Un tempo questi vantaggi non li avevamo e quando si parlava, si discuteva e si chiacchierava semplicemente con una o più persone, ci adeguavamo all'istante sul tema, sulla dialettica e sui toni della voce. Ora siamo in piena prateria e come nei western classici, siamo all'assalto delle diligenze. Beh, se vogliamo essere della partita globale e partecipativi, non abbiamo molte scelte: essere presenti, farci coinvolgere e condividere più o meno serenamente. Avremmo un'alternativa, molti lo fanno e ci leggono, non commentano, non discutono e non si relazionano. Una scelta legittima e accettabile, e il reiterare le loro presenze nei nostri blog, dimostra che la loro è una scelta rispettabilissima e personale. Pertanto e mettendo insieme queste mie considerazioni, abbiamo un bla...bla...bla...perpetuo e magari anche noioso, un coacervo di voci e di pareri, di posizioni personalissime, difese anche con i denti. Questo è il panorama e in fondo o abbiamo i partecipativi, coinvolti e attivi, oppure abbiamo i "passivi", ovvero, coloro che passano e leggono i nostri post e vanno via lasciandoci, ammettiamolo, basiti e desolati perché non sapremo mai quello che pensano delle nostre idee e posizioni. Parliamo tanto, scriviamo molto e tra noi i logorroici come me non mancano, resterebbe solo l'interesse per ciò che proponiamo, ma se non intervengono non lo sapremo mai. A questo proposito desidero proporvi un piccolo capolavoro poetico ma semplice nella sua struttura e nella sua metrica: un lavoro della Emily Dickinson, vi prego non vi ruberà tempo e sicuramente vi  interesserà.

 

Temo un uomo di poche parole



Temo un uomo di poche parole
l’arringatore posso superarlo
il chiacchierone
posso intrattenerlo
ma colui che pondera
mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno
di quest’uomo diffido
temo ch’egli sia un grande.

 

Immensa, un piccolo capolavoro che dovremmo leggere con attenzione e somatizzare completamente. Mettere in discussione il peso delle parole e il peso dei silenzi. Troppe parole a volte sono inutili, divagano e non si concentrano sul vero e proprio discorso, ma i silenzi anche se accompagnati da un ascolto attento e interessato, disorientano, non consentono di ricevere gli input necessari: ci si interroga su quei silenzi che nascondono analisi, introspezioni,  pazienza e al contrario dei chiacchieroni come me ricco di banalità e parole al vento, c'è da capire e interessarsi. Concludo: come la pensate? Non ha nulla della poesia classica, sembra un lezione prestata a titolo gratuito dalla Emily, tuttavia, a parte un velo di contraddizione, siete per l'ascolto e quindi far preoccupare l'altra parte oppure partecipativi, ma no esondanti e tracimanti, bensì disposti alla relazione, alla conversazione/discussione e all'agone che ci rende tutti attivi?  

 

 

 


 
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