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Messaggi del 22/03/2020

ORATORIA MAGNILOQUENZA E ENFASI

Post n°3514 pubblicato il 22 Marzo 2020 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

 

 

Il nostro governo, nella persona del Presidente Conte, ha spesso avuto parole di elogio e di lode per i medici, gli infermieri e gli operatori sociali che in questo periodo drammatico, stanno mostrando a tutti (anche all'estero), la loro estenuante e laboriosa alacrità nel prestare le loro professionalità per assistere, curare e aiutare chi sia stato colpito dal virus. Lo abbiamo visto tutti, continuiamo a vederli ancora oggi e chissà per quanto tempo ancora, pronti a non cedere davanti all'urgenza e al bisogno dei malati. Le testimonianze sono le loro facce segnate pesantemente dalle mascherine, le mani arrossante dal costante uso di guanti in lattice, le ore continuate di lavoro senza sosta per la tragica mancanza di sostituti. Siamo informati circa le debolezze e le mancanze del nostro sistema sanitario, sappiamo e ne abbiamo avuto ampia dimostrazione di come non fossimo preparati a fronteggiare debitamente una emergenza di questa portata. E' vero, è eccezionale nella sua manifestazione e nella sua profonda gravità: certo non è accaduto tutto in un paio di giorni o una/due settimane, ma la rapidità del virus ha sorpreso tutti con il suo incalzante ritmo e in breve tempo ci siamo trovati in difficoltà  e precariamente deboli per far fronte alla grossa portata della pandemia. Nessuno di loro si è risparmiato, molti sono rimasti anche prigionieri del virus e quindi colpiti per non poter dare l'aiuto previsto. I morti sono troppi, assai e fermare la "signora in nero" è stata la sfida lanciata immediatamente per frenare  ritmi insostenibili e inammissibili. Ma tant'è, sappiamo tutti come sia andata e come stia andando. Quindi tutti coinvolti nella saga dei ringraziamenti, delle testimonianze di lode, con i grazie che si sprecano e le manate sulle spalle che non mancano mai. Arriveranno altri medici, saranno al loro fianco e spero si allenti questo assedio alla loro integrità fisica psichica. Non ce la fanno più e devono pur tirare un attimo il fiato. Speriamo bene e confidiamo in buoni risultati a breve. Tuttavia, a proposito degli opportuni e giustificati ringraziamenti, credo sia necessario ribadire che in una sanità pubblica come la nostra, non ci si può permettere alcun lusso. In dieci anni circa, sono mancati 37 miliardi, 70.000 posti letto in meno, 359 reparti chiusi e tanti piccoli ospedali chiusi e/o abbandonati. La spina nel fianco di questo paese è proprio la sanità: un oggetto misterioso che "divora" una barca di soldi ma che resta (ahinoi), sotto il tasso di inflazione poiché cresce in media del 0,09% annuo. Eppure, il finanziamento pubblico è aumentato di 8,8  miliardi in 10 anni. Queste sono realtà e ribadendo che il nord e il sud sono divisi da una profonda frattura, loro sempre attivi al meglio e pronti ad offrire buoni servizi; noi invece siamo a prenotare (per esempio)   una mammografia  e ci sentiamo rispondere: "Appuntamento fissato tra tre anni!". Vale solo per noi questo sistema, un iter appassionato ogni volta che si debba ricorrere alla sanità pubblica. Siamo messi male: noi "per abitudine" perché al sud  così è se ci pare, loro al nord perché alla prima botta seria e stratosferica, non sono in grado, non possono assolutamente fare fronte al virus. Concludo: fatte le dovute proporzioni, accertate e/o supposte le ragioni di cotanti sprechi, il governo, lo stato, dopo questa esibizione poco edificante, ci pensi su bene e a tempo debito, avvii le procedure per permettere una sanità molto concreta e pronta per tutte le emergenze e le situazioni dei pazienti, al nord come al sud. Nel contempo attivi processi di controllo che "ficchino il naso" nella politica delle mazzette, delle concussioni e delle corruzioni. Forse allora avremo finalmente la possibilità di ringraziare tutti gli operatori che contribuiranno alla bontà e alla perfetta gestione di tutte le strutture sparse nel paese. L'Italia sia unica per tutto questo, la paghiamo tutti la sanità, quindi cerchiamo di essere vicini e non dover ricorrere ai famosi "viaggi della speranza". Intanto, nel frattempo, grazie a tutti i medici e gli infermieri, lo dico senza retorica e senza eloquenza spicciola. 

 
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