memoria in montagna

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SERA D'ESTATE
     In questi giorni di mezza estate, quando le crisi peggiorano ma la gente rallenta lo stesso, come se fosse fisiologico riposarsi, mi piace girare in bicicletta, alla sera, mentre la luce si dilegua.     Gli occhi, esausti dalla giornata di lavoro e dalla luce del giorno, sembra che si dilatino con sensazioni piacevoli; tutto diventa denso, i colori assumono una tonalità ricca e forte, quasi irreale.     La bicicletta scorre veloce nell’oscurità iridescente, mi illudo di pedalare all’interno di un quadro di Van Gogh e mi emoziono al pensiero di essere un privilegiato.     In lontananza mi colpisce la sagoma netta e luminosa della torre civica, col quadrante bianchissimo delle ore. Vorrei fotografarlo e rendere eterno un attimo sorprendente, luminoso, raro, emozionante, romantico; forse lo farò.      Sono costretto a tornare indietro, la luce è quasi scomparsa e il buio, senza fanali, potrebbe causarmi dei guai. Accendo la torcia per farmi vedere dalle rare automobili che incontro lungo la strada di campagna.     Sul viso e sulle gambe ho la percezione di essere sfiorato da insetti notturni, faccio finta di nulla anche se mi danno fastidio.Tra poco arriverò a casa. Forse avrò la fortuna di vedere un riccio che, come un vecchio topone d’esperienza, sfiorando un muro, andrà verso la sua meta.     Mi coricherò felice di aver vissuto un’esperienza semplice ed al contempo mirabile, da cogliere con sensibilità e delicatezza. Ascolterò Bach e “morirò”, pronto a rinascere al mattino per rinnovare il mistero dell'esistenza.