memoria in montagna

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DANCING(Paolo Conte) C’è stato un attimo che tumi sei sembrata niente,è stato quando la tua manomi ha lasciato solo e inesistente,hai volteggiato e sei tornata qui,l’orchestra è andata avantie, poi, nessuno ha visto, vieni........E abbiam ripreso a masticarequesta vecchia rumba,ci siam sorrisi e salutatie siam rimasti in pista,e ci è sembrata sempre grandequesta nostra danzamezza dolce e mezza amarae siam rimasti in gara Dancing.......da di da da dadancing. I ballerini che lo fannoun po’ per professione,un po’ per vera vocazionea un passo di ossessionee sanno bene che l’azzardoè lieve come il leopardoe san che tutte le figurehan mille sfumatureSe nel mio passo hai avvertitoun’inquietudine e un grande inchino,ero vicino a una città lontanatutta di madreperla, argento, vento, ferro, fuocoe non trovavo qui nessunoper parlarne un pocoDancing....da dada di da da da da dancingSono sempre più distrattoe anche più solo e fintoe l’inquietudine e gli inchinifan di me un orangoche si muove con la graziadi chi non è convintoche la rumba sia soltantoun’ allegria del tango Dancing, da dada di da da da dancing.....
(Commento personale)Il "sogno poetico" di Paolo Conte è straordinario. Ogni volta mi trascina via dalla realtà e mi porta in un vortice di suoni, di immagini, di parole sorprendenti e ritmate. Lui, appassionato, preciso, scanzonato m'incanta; lo seguo come un maestro scatenato. Trovo la sua musica geniale, spirituale, ancestrale, magistrale. Più volte sono andato "in pellegrinaggio" ad Asti, a vedere la sua casa dove ora, certamente, non abita più. E mi sovviene sempre un pomeriggio d'estate, col cielo azzurro e una domenica al mare, da solo e con mille lire.