UNA PAROLA PER VOI

Le nostre relazioni affettive


P.A.S.Appunti    Le nostre posizioni egoistiche devono cambiare. Cosa stiamo facendo alle nostre relazioni affettive? Cos’è l’amore? Cristo è il rappresentante dell’amore.   Personale PASPer coloro che erano presenti       (22 dicembre 2009)  Le nostre posizioni egoistiche devono cambiare. Cosa stiamo facendo alle nostre relazioni affettive?“«Guardati intorno», indicando la folla seduta nella sala sotto di noi. «Questo è il mondo reale. Laggiù vedi forse qualcuno che sta cambiando»?Proprio mentre lo dicevo, da un tavolo all’estremità del salone si sentì un’esclamazione rabbiosa, una frase che non riuscii a capire ma che era stata abbastanza forte da zittire tutti i presen­ti. Dapprima pensai che si trattasse di un’altra rapina, ma mi accorsi ben presto che era solo una lite. Una donna sulla trenti­na si era alzata di scatto e fissava indignata l’uomo seduto davanti a lei.«No», urlava. «La nostra relazione non va come volevo! Capisci? Non funziona affatto!». Si ricompose, lanciò il tovagliolo sul tavolo e se ne andò.… ci guardammo in faccia, sconvolti per il fatto che quell’esplosione fosse avvenuta nel momento stesso in cui parla­vamo della gente seduta sotto di noi. Alla fine … indicò con un cenno del capo l’uomo rimasto seduto da solo al tavolo e commentò: «E il mondo reale che sta cambiando».«In che modo?» le chiesi, ancora scosso.«La trasformazione inizia con la Prima Illuminazione, e se­condo il sacerdote questa affiora sempre inconsciamente, cau­sando un profondo senso di irrequietezza».«Irrequietezza»?«Sì». «Cosa stiamo cercando»?…«Tu credi che dietro alla rabbia di quella donna ci sia l’irre­quietezza di cui parli»?«Sì. Lei è esattamente come il resto di noi. Siamo tutti alla ricerca di appagamento nella nostra esistenza e non vogliamo assolutamente accontentarci. Questa ricerca incessante è ciò che si nasconde dietro all’atteggiamento ‘io-prima-di-tutti’ che aveva caratterizzato gli ultimi decenni, influenzando tutti quan­ti…».Mi fissò. «E quando si tratta di rapporti umani, siamo tal­mente pieni di pretese da renderli quasi impossibili».…«Per l’esattezza, cosa stiamo facendo alle nostre relazioni affettive»? le chiesi.… Il sacerdote mi rispose: « … quando due persone pretendono troppo, e ognuno dei due si aspetta che l’altro viva per forza nel suo mondo affiancandolo in tutte le sue attività, si scatena inevita­bilmente un conflitto di personalità». …”:(Dal romanzo di James Redfield, La Profezia di Celestino, pp. 12-13). E’ da considerare, nella nostra vita intima, personale, spirituale se anche noi non siamo come la massa, noi che ci diciamo cristiani praticanti, che ci confessiamo a ogni piè sospinto.Non siamo forse anche noi “alla ricerca di appagamento nella nostra esistenza e non vogliamo assolutamente accontentarci”?Non mettiamo anche noi al primo posto il nostro “‘io-prima-di-tutti’”?Niente ci ha insegnato il Cristo in tutti questi anni di vita? Ognuno prenda in considerazione la propria età, la propria formazione, la catechesi ricevuta e veda se non fa parte della società che è totalmente cambiata in peggio, divenendo da cristiana pagana. Non ci piace certo questa parola “pagana”, ma, volendo essere sinceri con se stessi, bisogna accogliere questa parola e farla propria, nella speranza di un eventuale cambiamento.La società di oggi, che pur si dice cristiana, non mette al primo posto Cristo e gli insegnamenti del suo Vangelo, perché prevale sempre la vita egoistica, quell’”Io al primo posto”, che non ha alcun ritegno, alcun controllo, ma prevale sempre su tutti e su tutto.Quale amore cristiano e carità fraterna può esserci in una vita esageratamente egoistica? Gesù dice nel suo Vangelo: “Dai frutti si conosce l’albero”. Dai frutti vediamo con chiarezza che così è: “Io-prima-di-tutti”. Riflettiamoci e cambiamo, perché Cristo ci insegna l’amore verso tutti gli uomini a qualunque razza appartengano, nella carità estrema dell’umile servizio.E “cos’è, infatti  l’amore di cui ci parla il Cristo?Amore è scorgere l’altro, farlo entrare nella propria casa, metterlo a tavola, dargli da mangiare, da bere, assetato com’è, farlo riposare, donargli il proprio letto, donargli il proprio cùbito, perché possa ancora camminare e dirgli: Ti amo; dirgli: ti sono vicino. Ecco, ti dò il mio cuore. Ecco, tu sei il mio re, tu sei la mia regina.Son cose di altri tempi, voi direte. No! Sono le cose di Dio, le cose di sempre, le cose che commuovono il cuore, le cose che abbattono i cancelli, che distruggono i muri, che permettono agli uomini di diventare angeli e poi dèi, sì dèi.… Che volete? Chi cercate? Ditemi? Chi cercate? Chi avete incontrato stamane all’altare? Chi si è donato a voi interamente sulla lingua, nelle mani, all’interno del vostro  corpo, nell’esofago fino  al ventre? Io, perché sono  immortale, perché vivo al di là delle vostre congetture, perché sono il rappresentante dell’amore, qui sulla  terra, perché così mi ha congegnato il Padre, così ha voluto, che io prendessi le sembianze, l’essenza, la voluttuosità, la carneficità del pane, che viene gustato dalle vostre bocche e che viene digerito dal vostro ventre, che viene assaporato e assorbito dalle vostre vene e dalle vostre arterie.Ma lo capite che io, venendo dentro di voi, rimango con voi e resto con voi, appartengo a voi, vivo delle vostre stesse cose, delle vostre tenerezze, dei vostri gaudi, delle vostre tavolate, delle vostre mangiate, delle vostre bevute, dei vostri incontri, ma non certamente delle vostre liti o delle vostre chiacchiere o dei vostri disgusti.Ahimè! Sono povero, sì, sono indigente, sì, ma non traffico con due cose, ne traffico uno solo ed è il dolore del peccatore.Il mio amico è il peccatore. Il mio amico è colui che non riesce a salvarsi, che non riesce a reggersi in piedi, che non riesce a dominare la sua ira, che non riesce a sottomettere le sue passioni, colui che è debole, che ha bisogno delle punture, che ha bisogno delle vitamine, che ha bisogno di tutto, degli abiti per coprirsi, del pane e anche del companatico. Ma che dico?! che ha bisogno dell’acqua, ha bisogno del vino, ha bisogno di chi l’accarezza, di chi gli dice “Non piangere! Io ti sono amico. Io mi sono fatto fratello, amico, amante di questa genìa, di questa specie di gente, che viene, invece, messa alla porta, che viene allontanata, che non viene riconosciuta, che non ha voce” (Da Vox D. in Albis 2008).