on the road

E' lo tsunami che mi fa esistere


Oggi non so quante volte mi sono fermato in cerca di qualcosa da scrivere: ho iniziato, ho cancellato e sono ripartito. E' domenica, si viaggia bene, senza il traffico settimanale. Ho tempo per guardarmi in giro. Non so perché, ma sento che questo viaggio si avvicina alla fine. Non è così, però non so se deve continuare perché ho ancora strada da fare o perché non voglio concluderlo. Ho ancora delle curve da affrontare, di questo sono sicuro, e ho una scelta da fare, decisioni importanti da prendere, però rimando. Certo ho bisogno di una pausa. Mi fermo qualche giorno in un posto, devo riordinare le idee e viaggiare più fisicamente che dentro di me. Magari mi faccio qualche giorno di mare e non penso a nulla. Fritto misto, vino bianco ghiacciato, sole, spiaggia... Oppure penso a chi mi aspetta alla fine del viaggio, che è meglio. La "vita di moosh se..." comincio a pensare che non abbia molto senso. I "se" non esistono, esiste la realtà, quel che sono ora. Rincorrendo i "se" rischi di impazzire e di rovinare anche la realtà. Che è bellissima. Fatta di una moglie che mi ama e di Beatrice in arrivo (il mio piccolo tsunami) che scalcia come un canguro. E' per lei che ho intrapreso questo viaggio, a questo punto potrei girare la moto e tornare indietro. Chissenefrega delle curve, della strada, della mia identità come moosh. Cogito ergo sum. Che stronzata. Cogito è vero, ma "sono" in funzione di qualcun altro. Di mia moglie, di mia figlia, di chi mi vuole bene, altrimenti che "sum" a fare? Se vivi nel mondo non ti appartieni più. Solo uscendo dal mondo, andando su un'isola deserta o su un eremo, puoi pensare di essere te stesso, al di fuori di condizionamenti. Ma la sella di questa moto non può essere il mio personale eremo su ruote. E questo blog non è la coperta di Linus. Sono appunti di un viaggio.  Io sono, perché il Mistero ha voluto che fossi e perché c'è qualcuno per il quale io sono. Altrimenti non esisterei. Ho detto "cogito ergo sum è una stronzata". Ma quella peggiore è quella delle monadi. Ciascuna isolata dalle altre, senza alcuna necessità di comunicazione. E allora?  A che servirei? Non sapevo cosa scrivere quando ho iniziato questo capitolo, ora non so più come smettere. Mi sto accorgendo dell'assurdità di tante cose scritte prima. Libertà di che? Di essere solo? C'è un tempo per ogni cosa sotto il cielo, si legge nella Bibbia. La mia vita da individuo l'ho vissuta, le mie esperienze (poche o tante) le ho fatte,  adesso è forse tempo che moosh metta la moto in box. E si ricongiunga a quello che è. Che riconosca chi è. Per fare questo però ho bisogno di una piccola vacanza, una specie di addio al celibato. Senza figona che esce dalla torta o sbronze con gli amici. Meglio far continuare ancora un po' questo viaggio. Voglio fare ancora un paio di curve, un paio di salti fuoristrada, tanto il tragitto oramai è segnato, il box è sempre lì. Moosh torna a casa.