Oramai manca poco. lo tsunami è in arrivo. Settimana prossima. Magari l'altra. Il viaggio è finito e io sono qui sulla spiaggia ad aspettarlo. Come mi sento? "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" scriveva il poeta per un'occasione ben più triste. Però mi sento così. E' giusto per uno che sta per diventare padre? Non lo so. Certo è che mi viene in mente "The family man", il film di Nicholas Cage. Avvocato di successo che per un trucco stile "Canto di Natale" di Dickens o un film di Frank Capra, si trova senza più attico a Manhattan e Ferrari, ma in una casa del New Jersey con moglie, figli, cane e lavoro da venditore di pneumatici. E quando vuole tornare alla sua vita precedente ne viene estromesso. Quando si vuole comprare un abito costoso cui era abituato, ma che ora non si può più permettere, scatta la litigata con la moglie fino alla frase: "Che c'è per me?". E' brutto, ma mi sento così. Eccetto Ferrari e attico a Manhattan. Perchè devo rinunciare a una vita che cominciavo a potermi permettere e che ho intravisto appena. Quando potrò tornare ad andare alla Scala per esempio? Vorrei cambiare moto, ma con la bambina in arrivo che la cambio a fare? Per girare in città? E poi i mille volti che mi si accavallano nella mente. E la cena dell'altra sera con un'amica che non vedevo da anni. Al momento dei saluti non è esattamente la guancia che sono andato a cercare. Perché? Non mi piaceva neanche più tanto come allora. Però lo sentivo come un'urgenza, qualcosa che era giusto fare nei miei confronti. Perchè sentivo che tutto questo sta per finire. Spero che l'arrivo dello Tsunami faccia davero pulizia di tutto. Anche di questo "lato oscuro" di moosh, quello egoista. Che, inconsciamente, vergognandosene se capisce di pensarlo ogni tanto si chiede "Chi me lo ha fatto fare". Lo voglio davvero? Adesso no. Però spero che lo Tsunami non rispetti quel che voglio e spazzi via tutto.