Creato da moosh il 07/09/2006

on the road

il viaggio continua (e ospito on line la mia sociona zizzola, questo blog è come fosse suo)

 

 

Lo Tsnuami riporta a riva Norge e uno splendido quadrifoglio

Post n°23 pubblicato il 25 Gennaio 2007 da moosh

 

Il viaggio riprende. Sono stato fermo per molto tempo con la mia bimba a guardarmi dentro, il mio tsunami che ha spazzato via tutto. Poi c'è stata l'onda di riflusso. Che riporta a riva le cose che il mare aveva portato al largo. Ha lasciato al largo Moosh, ma ha riportato a riva Norge. Non si sfugge a sé stessi. Norge, con la “g” dura, vuol dire Norvegia, in norvegese. Ricordo di un viaggio e di un periodo della mia vita molto importante, anche per la formazione del mio carattere. La giornata è grigia, fredda (sembra di essere a Bergen, a proposito di Norvegia), ma la voglia di viaggiare in moto è intatta. Anzi. Mi piace viaggiare in moto con il freddo. Bravo scemo, dirà chi legge. Però, al solito, il blog è mio e la salute anche, quindi... Scherzi a parte, mi è sempre piaciuto il freddo, il caldo mi intontisce, i pensieri faticano a concatenarsi. Il freddo invece li libera, la mente è nitida ti fa vedere chiaramente quel che sono. Poco importa se in tutti questi anni di “ricerca interiore” al gelo su due ruote comincio ad avere mal di schiena, non riesco a farne a meno. E' tempo di tirare fuori la moto dal box. E' tempo che Norge torni sulla strada. Casco, sottocasco, tuta antipioggia, guanti, stivali.... In questa maniera ho affrontato viaggi con un tempo ben peggiore, con l'unico risultato di bagnarmi un po' i capelli. Però vuoi mettere? Lontano dall'autostrada, dove i camion ti fanno prendere più freddo di quel che già è, mi butto sulle strade di campagna, appena fuori dalla città, senza bisogno di andare tanto lontano. Curve, controcurve. Attraverso paesi dove la gente mi guarda, probabilmente pensando “ci è so pazzo che va in giro in moto con un tempo simile?”. Sono solo. Almeno fisicamente. In pratica c'è un passeggero, ma non è dietro, sulla sella. E' sotto il casco, sotto il sottocasco, sotto i capelli già umidi della pioggia che è passata attraverso il casco. Dentro la mia testa. E' un passeggero, anzi una passeggera, una persona che in questi giorni è entrata nella mia vita e nei miei pensieri. L'ho trovata per caso, come si trova un quadrifoglio in un prato in primavera. In mezzo a un mare d'erba. L'avevo già vista, passando, ma pensavo fosse un trifoglio, come tanti in mezzo a quel prato. Invece andando avanti e indietro mi sono accorto della differenza. Quattro petali. Porta fortuna, dicono. Quel che è certo è che mi porta gioia. Intanto che penso mi accorgo che questa pioggerellina e questo freddo sono una vera rottura, una volta non mi pesavano così, non starò invecchiando? Naaaa... però mi fermo in un bar lungo la strada, una vera bettola, ma almeno caldo. Una bettola. Quando ho parlato al mio quadrifoglio di bettola si è stupita: “Mi porti in una bettola?”. Il padrone mi guarda male, sono zuppo, non credo gradisca che gli stia allagando il locale. Chissà che penserebbe lei di questo posto, con il legno unto la macchina del caffè che sembra lurida. Anzi è lurida. Caffè, corretto grappa, al volo e via, perdo tempo. Botta di calore. Metto in moto e riparto. Chissà se anche lei sta prendendo freddo, spero di no. Lei. Ho iniziato questo viaggio per stare un po' da solo con i miei pensieri e con lei, una presenza che mi fa piacere. In queste giornate di lavoro sfibrante la sua presenza costante ma discreta è ristoratrice. Il viaggio continua. Sotto le nuvole e quest'acqua che sembra nevischio. Ma vedo una luce... spero sia il sole e non il lampeggiante di un carro attrezzi...

 
 
 

Nell'occhio, anzi negli occhi, dello Tsunami

Post n°20 pubblicato il 13 Novembre 2006 da moosh

Oggi è una settimana che Beatrice è a casa. Lo avevo detto che questo blog non sarebbe morto, ma avrebbe preso altre strade. Abbandono gli sterrati mentali, metto via la moto e prendo un sidecar. Questa settimana non ho lavorato, me ne sono stato a casa per cominciare ad abituarmi a questo sconvolgimento. Che non è cosa da poco. Prima domanda, tanto per fare un esempio: ma come fa una bimba così piccola a fare così tanta cacca? Che poi proprio cacca non è, ma ci siamo capiti. Secondo me non ha uno stomaco, attaccata alla bocca c'è una grondaia, viaggia in presa diretta. Una settimana in mezzo a pannolini puzzolenti e a lei che, quando ha fame, urla come un antifurto. Anche qui: ma dove trova tutto quel fiato? Mi ricorda sua madre durante il parto. Di solito così tranquilla, in quel momento lanciava urla disumane, selvagge direi. Una grande però. Quando l'ostetrica le ha detto "non urlare che sprechi energie che puoi utilizzare per spingere" se ne è fregata del dolore e ha cominciatoa spingere a bocca chiusa. La mia bimba invece... a bocca chiusa giusto quando dorme. E neanche sempre. In questa settimana mi sono già abituato a fare bagnetti e a perdere qualche ora di sonno. E a cominciare a pensare a lavorare meno per stare più tempo con loro. E a chiamare mia moglie "mamma". Chissà come cambierà, se cambierà, il nostro rapporto? Anche in questo Beatrice mi ha cambiato. Non lo so come e se cambierà, ma non mi pongo il problema. Sarà quel che sarà. Vivo alla giornata. perchè ogni giorno è una scoperta. Come quando si è staccato il cordone ombelicale. O quando, appena sveglia, apre gli occhi e mi guarda. E io mi sciolgo. E in quegli occhietti (un po' troppo da furba per i miei gusti) dimentico tutto: stanchezza, problemi (mi ero dimenticato anche di registrarla all'anagrafe, per dire), sterrati, viaggi. Viaggio attraverso i suoi occhi. E tutto questo mi piace. Perché so che attraverso le sue mani e i suoi ochi vedrò un futuro che a me non toccherà di vedere e di toccare. Con questa chiudo. Penso la userò come punto di partenza per il prossimo post.

 
 
 

Lo Tsunami Beatrice è arrivato

Post n°19 pubblicato il 06 Novembre 2006 da moosh

Alla fine lo Tsunami è arrivato. Ore 13.57 di sabato 4 novembre. Beatrice, 3 chili e 535 per 55 centimetri. E' bellissima anche se detto da me non conta. La cosa che mi ha stupito fin da subito è che è uscita con una pelle bellissima, altri neonati che ho visto erano a chiazze o scurissimi. Lei era bianca e rosa fin da subito. E appena uscita mi fissava con quegli occhietti grigi. Poi le ho parlato e sembrava mi conoscesse, forse ricordava quando le parlavo dal pancione. Fatto sta che non pensavo di saperci fare così con i neonati: pensavo avrei avuto paura a prenderla in braccio, paura di farle male. Invece non è successo nulla. Anzi. Vedo che ogni volta che la prendo in braccio si tranquillizza subito. No so. Forse perché in ospedale faceva molto caldo e l'ascella pezzata la narcotizzava. Battute a parte ho riletto quel che ho scritto in questo blog. Le peggiori stronzate da quando l'uomo inventò il cavallo, come diceva Mandrake. O forse è vero, lo tsunami ha davvero spazzato via tutto senza che me ne accorgessi. So solo che ora ho messo la sua foto sul desktop del portatile e mentre lavoro sull'altro pc non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Come è andata? Beh, quando l'hanno tirata fuori e l'hanno data a mia moglie in sala parto mi sono messo a piangere come un vitello. Quando poi le hanno fatto il primo bagnetto e l'hanno vestita davanti a me mentre mia moglie veniva ricucita mi sono definitivamente sciolto. Ho sentito una frana dentro, come un iceberg che si disgrega in mare. Chi se ne frega dei viaggi in moto, del lavoro di tutto il resto. Adesso ho solo due pensieri in testa: godermi mia moglie e mia figlia è il primo. Il secondo pensiero? Un secondo figlio. Oggi alle 14 le vado a prendere e le porto a casa. Un'ultima nota, anche se non meno importante. Ringrazio tutti i miei amici della stanza di chiacchiere libere per le dediche sui blog. Mi avete commosso. Non me l'aspettavo. Grazie ancora. Un abbraccio. Alle fanciulle, ai fanciulli una stretta di mano. Commosso sì, ma non esageriamo ;-)

 
 
 

The family man

Post n°18 pubblicato il 22 Ottobre 2006 da moosh

Oramai manca poco. lo tsunami è in arrivo. Settimana prossima. Magari l'altra. Il viaggio è finito e io sono qui sulla spiaggia ad aspettarlo. Come mi sento? "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie" scriveva il poeta per un'occasione ben più triste. Però mi sento così. E' giusto per uno che sta per diventare padre? Non lo so. Certo è che mi viene in mente "The family man", il film di Nicholas Cage. Avvocato di successo che per un trucco stile "Canto di Natale" di Dickens o un film di Frank Capra, si trova senza più attico a Manhattan e Ferrari, ma in una casa del New Jersey con moglie, figli, cane e lavoro da venditore di pneumatici. E quando vuole tornare alla sua vita precedente ne viene estromesso. Quando si vuole comprare un abito costoso cui era abituato, ma che ora non si può più permettere, scatta la litigata con la moglie fino alla frase: "Che c'è per me?". E' brutto, ma mi sento così. Eccetto Ferrari e attico a Manhattan. Perchè devo rinunciare a una vita che cominciavo a potermi permettere e che ho intravisto appena. Quando potrò tornare ad andare alla Scala per esempio? Vorrei cambiare moto, ma con la bambina in arrivo che la cambio a fare? Per girare in città? E poi i mille volti che mi si accavallano nella mente. E la cena dell'altra sera con un'amica che non vedevo da anni. Al momento dei saluti non è esattamente la guancia che sono andato a cercare. Perché? Non mi piaceva neanche più tanto come allora. Però lo sentivo come un'urgenza, qualcosa che era giusto fare nei miei confronti. Perchè sentivo che tutto questo sta per finire. Spero che l'arrivo dello Tsunami faccia davero pulizia di tutto. Anche di questo "lato oscuro" di moosh, quello egoista. Che, inconsciamente, vergognandosene se capisce di pensarlo ogni tanto si chiede "Chi me lo ha fatto fare". Lo voglio davvero? Adesso no. Però spero che lo Tsunami non rispetti quel che voglio e spazzi via tutto.

 
 
 

Fine del viaggio

Post n°17 pubblicato il 02 Ottobre 2006 da moosh

E' stato un bel viaggio, non tanto lungo,  ma pieno di sterrati e di salti. Ho fatto qualche caduta,  durante questo viaggio, ho conosciuto persone nuove e, soprattutto, ho conosciuto meglio me stesso. Viaggiando "tra l'ombra e l'anima" come dice Neruda nel post precedente. Ma sapevo che questo viaggio avrebbe avuto una fine, già la intravedevo. Questa fine è arrivata. Con l'arrivo dell'autunno metto la moto in box (anche se solo metaforicamente, in realtà la uso tutto l'inverno), ma non è solo questione di stagione. Viaggiando tra l'ombra e l'anima ho ritrovato me stesso.  Adesso ho tanto lavoro da fare e questo non è un modo di dire. Il viaggio è finito, il cambio sale a trovare la folle. Il piede sinistro abbassa il cavalletto laterale e scendo. Mi tolgo il casco e mi pettino un attimo con la mano. Il contachilometri è a quota 60mila e rotti. La metto sul cavalletto centrale e la copro con il telo. Tanto per un po' non la userò più. Mi mancherà.

Approfitto per salutare tutti i miei compagni di viaggio. Esco dalla metafora ora, il viaggio è finito. Mi è arrivato un nuovo lavoro, piuttosto importante e impegnativo. Mi serivrà anche quel poco tempo che riuscivo a ritagliarmi con la vostra splendida compagnia. Non è un addio, riuscirò a passare ancora, ogni tanto. A fare un saluto. Soprattutto la domenica. Solo avrò qualche difficoltà in più. Per quanto riguarda questo blog, spero di riuscire a non farlo morire, di continuare il viaggio in qualche maniera. Magari sulla cresta del mio tsunami

Ciao a tutti, un lampeggio

 
 
 

STOP PEDOFILIA

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vi lancio una sfida..nel mondo dei blog siamo numerosi però ce la si può fare a far girare un messaggio a tutti...è per una causa buonissima
ANTIPEDOFILIA!
Perchè episodi come il piccolo TOMMY, DENISE E I 2 FRATELLINI SCOMPARSI siano solo un brutto ricordo per tutti.Daremo un segnale...crediamoci insieme!

Ricopiate sul vostro blog questo stralcio e vediamo quanti di noi riescono realmente a dar vita a questa campagna e, dopo averlo copiato aggiungete la vostra firma..come dire IO CI STO!!!!

 

combattiamo insieme.

IO CI STO

 

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