Mormorio del Brenta

Il Pojato della sinistra Brenta


L'era del carbone, noto e utilizzato come combustibile fin dal 1200, è cominciata nella metà del 1600 per il verificarsi contemporaneo di vari eventi. Le attività minerarie, artigianali, industriali fino al 1600 usavano il legno come principale fonte di energia e come materiale da costruzione. A partire dalla metà del 1600 crebbe rapidamente la  domanda di  legno sia per la costruzione di abitazioni, navi, ponti, sia come combustibile e per la produzione del carbone di legna. Era questo il materiale  utilizzato  da sempre  per la trasformazione dei minerali di ferro in ferro metallico, richiesto anch'esso in quantità crescenti per  la fabbricazione di macchine e di armi.Importante attività svolta in bosco, la fabbricazione del carbone era una delle attività principali degli abitanti la sinistra Brenta, tra cui eccellevano i carbonai di San Nazario e di Solagna. E proprio a San Nazario su iniziativa dei "Fioi dea Valbrenta", associazione storico culturale locale,  in estate  viene riproposta la preparazione di un "pojato", l'antica carbonaia. In appositi spazi aperti vicino ai boschi, le aie carbonili, veniva eretta una specie di montagnola, larga e alta circa 4 metri, realizzata accatastando in strati concentrici il legname. Al centro veniva lasciato un camino attraverso il quale il carbonaro alimentava il fuoco di cottura; ogni altro spiraglio doveva essere chiuso e per questo la catasta veniva ricoperta con uno spesso strato di fogliame e terra. A questo punto si poteva procedere all'accensione: attraverso il camino centrale veniva introdotta legna secca e brace, tappando subito dopo il foro d'alimentazione con foglie e fango. La cottura, che iniziava dall'apice e procedeva quindi verso gli strati inferiori, doveva essere seguita con molta attenzione per evitare che il fuoco si spegnesse, compromettendo così tutto il lavoro, e viceversa che le fiamme troppo alimentate riducessero il legname in cenere. Accanto al Pojato immancabile sorgeva la baracca nella quale il carbonaio risiedeva con tutta la famiglia per tutto il periodo di combustione, poiché le delicate operazioni di controllo dovevano continuare giorno e notte. Il bosco si animava della vita dell'aia, con gli animali da cortile che razzolavano (e che fornivano carne e uova per la sopravvivenza ) e i bimbi chiamati a raggruppare le ramaglie secche per alimentare il camino. Al termine delle operazioni il carbone veniva estratto, a partire dal colmo, prelevando in senso circolare gli strati superficiali senza mai penetrare bruscamente in profondità  e se necessario ricoprendo con terra per non reinnescare la fiamma. Da ogni pojato si potevano ricavare 70-100 quintali di carbone per il quale occorreva una quantità di legna 7-8 volte superiore. Il commercio più fiorente era a Padova, dove i fabbri ne facevano grande consumo.A partire dai primi anni del 1700, si cominciò ad usare in quantità crescenti, al posto del legno, il carbone fossile che era presente anche a cielo aperto in molti paesi europei e che si prestava bene come fonte di calore e quindi di energia nelle prime rudimentali macchine a vapore che azionavano pompe, mulini e magli e a costi più ridotti.Eppure il carbone di legna ha una storia importante perché è stato il combustibile con cui, per secoli, è stato possibile trasformare i minerali di ferro in ferro, anzi in ferro di alta qualità.  Nelle carbonaie il legno, costituito da una miscela complessa di lignine e di cellulose (è d'obbligo il plurale perché i materiali lignocellulosici sono molto diversi da pianta a pianta) viene scaldato in assenza di aria, perché altrimenti brucerebbe. In questo modo se ne vanno, se così si può dire, gran parte dell'acqua, una parte dell'idrogeno e una parte d'ossigeno, e resta una massa di carbonio quasi puro con piccole quantità di idrogeno e di sostanze inorganiche, le ceneri. Il carbone di legna ottenuto con questo processo è di qualità eccellente. In assoluto il migliore combustibile solido. S'infiamma e brucia facilmente sviluppando un potere calorifico di circa 8.000 kcal per kg; inoltre per produrlo tutte le parti del legname vengono utilizzate, anche quelle poco utili per la costruzione o per combustibile. Se la temperatura all'interno del pojato  ha superato i 400 ºC si ottiene carbonio quasi puro. I sui unici difetti sono il costo (fino a 10 volte quello della legna) e l'approvvigionamento. Nel pieno dell'Era del Carbone furono distrutte estensioni enormi di boschi e questo oggi è un tributo che non possiamo chiedere ad una natura così sotto pressione ed in ogni caso non si potrebbe dare un prezzo agli sforzi e ai sacrifici del carbonaio e della propria famiglia.E' importante comunque che un'associazione sensibile alla memoria delle proprie radici e la perizia dei paesani più anziani ripropongano, a titolo documentale, le complesse fasi di un mestiere così duro e così prezioso all'economia dell'epoca. E' una proposta di arricchimento del bagaglio delle nuove generazioni locali e un'omaggio alle fatiche della sopravvivenza delle genti del Canale di Brenta.