Mormorio del Brenta

La confraternita di san niccolò 


  Per secoli la repubblica Serenissima ha approvvigionato i propri arsenali e cantieri navali con i legnami dei “boschi di San Marco” cioè le vaste aree boschive dell’altopiano di Asiago, la Valbrenta e del Primiero; ma anche carbone, ferro, formaggi e molte altre merci arrivavano da zone impervie dell’entroterra. La difficoltà dei trasporti per i materiali pesanti e voluminosi era enorme, considerata la scarsa presenza e manutenzione di strade e di mezzi di trasporto adeguati. Ad assicurare questi collegamenti furono i ”zatterai, zattieri o sattieri” che conducevano le pesanti zattere lungo il Cismon e il Brenta fino all’arsenale di Venezia e ai porti fluviali del Bassanello di Padova ed Este. Gli zattieri si radunarono fin dai primi del 500 in una confraternita denominata “Scuola di San Nicolò. Era questa una vera e propria associazione di categoria che tutelava i diritti dei lavoratori, concordava le tariffe dei trasporti con i proprietari delle merci e assisteva legalmente e pecuniariamente i propri affiliati spesso privati di carico e zattera dai capricci delle Brentane a dalla piaga del brigantaggio. Le zattere venivano costruite con il legname che era trasportato a valle e stivato negli stazi sulle rive del Brenta. I tronchi o taglie venivano assemblate in copule formate da taglie legate in numero variabile tra le 15 e le 21 fino a formare una piattaforma di 3 metri; le copule venivano poi legate assieme, solitamente in numero di 5 elementi snodati a formare la zattera lunga una ventina di metri. Solo le tre copule centrali venivano caricate per garantire la manovrabilità ed evitare danni al carico. Vi venivano caricate le merci più varie oltre a legname semilavorato dalle moltissime segherie della Valbrenta. Gli equipaggi erano composti dalle 2 alle 5 persone; i zattieri più esperti al timone anteriore e gli altri secondo la propria specializzazione a destra, a sinistra o posteriormente a manovrare con le “Atoae” (lunghe aste usate per governare la zattera sfruttando il fondo e le rive del fiume). Iniziava così il viaggio verso valle che comportava talmente tanti rischi che un proverbio friulano recitava così:”L’arte del marcante l’è quela de falir, l’arte del zater l’è te l’acqua morir”. Da qui la grandissima solidarizzazione della categoria e la riunione nella Confraternita che sia in caso di perdita del carico che di morte del zatier ne tutelava i diritti suoi e dei familiari. Il tragitto dal Ponte della Serra di Fonzaso fino agli stazi del canal di Brenta si percorreva in circa quattro giorni, dopodichè si procedeva alla consegna delle merci e allo smontaggio delle zattere i cui tronchi venivano poi utilizzati nei cantieri per le costruzioni delle navi della flotta Veneziana. Incominciava infine il viaggio di ritorno a piedi verso le proprie montagne. Molti zattieri vivevano da Valstagna che fu per secoli un’importante porto di raccolta di legname trasportato a valle dagli abitanti di Asiago, Gallio e Foza attraverso la Val Vecia e la famosa Calà del Sasso voluta da Gian Galeazzo Visconti alla fine del 1300. Proprio di fronte all’attuale Piazza si trovava la zona di carico merci e proprio da lì partivano grandissime quantità di faggio che veniva usato per la fabbricazione dei remi delle navi veneziane. Da questa caratteristica prese nome una delle montagne valstagnesi chiamata appunto “Col dei remi”. Gli zattieri e di conseguenza gli abitanti della vallata legavano la loro vita al fiume e perciò alta era la loro attenzione alla qualità della vita del fiume. Era fondamentale per la corretta navigazione ed economia locale che il fiume avesse un flusso regolare della acque, senza barriere e con le rive libere e ripulite alfine di limitare gli enormi rischi per le vite umane e per le merci. L’Archivio di Stato di Vicenza conserva un atto del notaio G. Merto del 7 Marzo 1683 che recita così:”Gli zattieri, riuniti nella Confraternità di San Nicolò, decidono di rivolgersi al Magistrato alle acque contro i proprietari delle attività manifatturiere che con le loro roggie e derivazioni rendono il livello del fiume troppo basso rendendo loro impossibile e pericolosa la navigazione. Nel caso specifico si lamentano della nuova diramazione della nobile famiglia Capello a Sud di Bassano”; e pur in via di sparizione, con l’avvento della ferrovia e del trasporto gommato, il mestiere dello zattiere viene difeso fino ai primi anni del novecento periodo in cui si ricorda la manifestazione e lo sciopero degli zattieri ad avversare la costruenda centrale idroelettrica di Carpanè. Forse sarebbe meglio che riaffiorasse oggi “quello spirto guerrier” a proteggere il fiume da nuove prese d’acqua progettate e in procinto di essere costruite in un ambiente già vessato da cementificazioni selvagge, scarsa manutenzione e precario equilibrio ecologico. Anche nel rispetto della Confraternità di San Nicolò che fece secoli di storia ed economia valligiana.