Mormorio del Brenta

Il Covolo di Butistone


“…è situato lungo la Brenta sulla via maestra che va in montagna ed è una fratta alta da quel piano passi 30 come dicono e si tirano su con una corda che mandano giù con un argano accomandato la di sopra, né vi è alcuna altra via da salirvi chi non è uccello…” (Domenico Odorico Capra, 1580) Via obbligata tra il Trentino e la pianura veneta e storicamente importante connessione tra la Serenissima e gli imperi Mitteleuropei il Canale di Brenta scende da nord in un’ampia vallata glaciale assolata e fertile fino a insinuarsi gradualmente fra i due massicci dell’Altopiano di Asiago e del Grappa e trovare il punto più stretto e profondo nella gola del Tombion fra Primolano e Cismon. La conformazione geologica rende questa zona importante strategicamente per il controllo di ogni passaggio, e quasi a voler completare la vocazione del luogo la natura ha posto, proprio lì, a 50 metri di altezza su una ripida parete un enorme covolo. Tali condizioni hanno favorito da sempre l’antropizzazione dell’antro ed i reperti archeologici ritrovati fanno risalire fino ad epoca romana la presenza dell’uomo anche se non vi sono dati certi. Di sicuro anche la presenza di acqua risorgiva costante all’interno rende questo luogo adatto a rifugio o fortificazione. I primi documenti risalgono all’anno 1004 e narrano della conquista del Covolo da parte dell’imperatore Enrico II, che in tal modo si è aperto la strada per la pianura padana, durante le campagne militari contro il marchese Arduino d’Ivrea. Da questo momento in avanti i documenti storici non mancano e riportano secoli di scaramucce e trattative per il controllo di questo importante luogo strategico e stazione di dazio.Sulle origini del nome il termine Butistone deriverebbe, secondo il conte Francesco Caldogno (XVII sec), dalla composizione di due vocaboli dell’antico dialetto dell’altopiano dei Settecomuni: “Bunta” (in tedesco Wunde – ferita) e da Stoane (in tedesco Stein – sasso, roccia). Il covolo passa sotto la dominazione dei Carraresi, degli Scaligeri, dei Visconti e della Serenissima. Durante la guerra di Cambrai viene sottratto a Venezia e diventa “enclave” della casa reale Austriaca fino a ben il 1861. E’ considerato tutt’oggi un manufatto, nella complessità del suo progressivo adeguamento ai bisogni dei diversi eserciti, di grande genialità e funzionalità nella sua progettazione. La parte bassa, di cui oggi sono a malapena visibili alcuni resti delle mura, sbarrava con una doppia porta la strada imperiale che correva più in alto rispetto all’attuale Statale. Al suo interno stava il corpo di guardia e gli addetti alle riscossioni del dazio. Alla parte alta si accedeva solo tramite una carrucola azionata da un argano. Il buon stato di conservazione rivela diversi piani, 4 secondo le cronache, anche se sotto qualche pavimentazione sono comparse coperture ben più antiche. I ballatoi in legno che ospitavano le vedette e gli arcieri non sono stati risparmiati dai secoli, ma ancor oggi sono visitabili all’interno diversi locali: magazzino e armeria, alloggi per la truppa ( in momenti di allarme qualche centinaio di uomini!) e il capitano, un forno-cucina, i servizi igienici e la prigione, e una cisterna e un pozzo sempre riforniti di acqua risorgiva. Alcuni vani sono stati scavati a mano nel calcare, alcuni costruendo dei divisori. Posato sul 2° livello vi è un altare dedicato a S. Giovanni Battista; davanti c’è un affresco che ha una particolarità: il sole che vi è raffigurato, il giorno del solstizio d’estate viene illuminato dai raggi dell’astro a cui è dedicato che riescono a insinuarsi tra i dirupi centrandolo perfettamente. Il Covolo di Butistone è un castello in piena regola e con dimensioni ragguardevoli considerato che la grotta che lo ospita è profonda 24 metri, lunga 30 e alta internamente 14.Assieme alla Bastia, torre costruita sul versante opposto del Butistone, in comune di Enego, e che ne costituiva protezione dagli attacchi dall’alto, restò punto chiave e di difficile espugnazione fino a quanto agli inizi del 700 l’artiglieria fu abbastanza sofisticata da rendere questo tipo di fortilizio obsoleto. Fu utilizzato per l’ultima volta come deposito munizioni durante la prima guerra mondiale, periodo nel quale venne costruita parte della scala che oggi lo rende accessibile ai visitatori.Una visita oggi è possibile grazie a un progetto di studio, restauro e valorizzazione finanziato dalla Comunità Europea, e grazie al contributo scientifico, storico e tecnico della sezione archeologica dell’autorevole e sempre attivo Gruppo Grotte Giara Modon.