
Nel girovagare continuo che accompagnava la propria temporanea condizione, Artanis, a cavallo di Balihas, giunse alla città di Modà. Un piccolo paese di commercianti che si affacciava sul fiume Natura.
Entrato nel paese notò, con grande stupore, come le persone fossero continuamente indaffarate in chissà quali faccende, noncuranti di lui che si aggirava spaesato tra i vicoli. Il Cavaliere inziò a domandare ai passanti l'ubicazione della più vicina locanda, ma nessuno si fermò a rispondere o rispose in modo troppo vago. Pareva che nessuno avesse tempo da perdere.
Nell'amarezza per questi episodi, il Templare si accorse di un uomo che lo chiamava da lontano, ma, a causa della distanza e del traffico che invadeva il viale, non riuscì a riconoscerlo. Egli si avvicinò e si presentò subito, togliendosi il cappello con grande rispetto.
"Il mio nome è Rufus" disse "e sono un commerciante in pensione. Vogliate darmi l'onore, Cavaliere, di ospitarvi nella mia dimora durante la vostra permanenza in questo borgo". Egli aveva inteso lo stato d'animo di Artanis e, con grande rispetto per la figura di paladino che Artanis rappresentava, aveva giustamente pensato di risparmiare all'Arconte una costosissima permanenza in una delle pochissime e poco visibili locande del paese.
Il Templare accettò, e si fece condurre nella dimora di Rufus.
L'ex commerciante abitava in un palazzo di due piani nella periferia del paese, che si affacciava sul fiume Natura, sul tratto in cui si apprestava ad entrare in città.
L'ospitalità di Rufus fu squisita e mai Artanis fu trattato tanto bene come in quella villa sfarzosa ma elegante, essa era ricca di oggetti di valore ma era tutt'altro che pacchiana.
Rufus, oltrechè maestro del galateo e dell'ospitalità, era anche un ottimo arredatore e, a giudicare dalle ricchezze che aveva accumulato, doveva essere stato anche un ottimo commerciante. Ma Artanis non si fece ingannare; voleva sapere il perchè di tanta ospitalità e, soprattutto, voleva conoscere in che situazione versava la piccola ma densa e fiorente cittadina.
Dopo pranzo, nel grande salone al secondo piano del palazzo, il Cavaliere interrogò il proprio ospite. "Mio caro Cavaliere Artanis" cominciò Rufus "io sono uno dei pochi commercianti all'antica, di quelli che hanno visto gli albori di questo paese. Una volta, Modà era vivibile, ora invece si è riempita di giovani commercianti che, senza scrupolo alcuno, sfruttano ogni centesimo in loro possesso per speculare ai danni altrui".
"Come può una città mutare in questa maniera?" chiese Artanis.
"Ebbene, tale trasformazione è da imputare al progresso. Ma non deve essere inteso come un'evento positivo, ma come evento negativo. Poichè il progresso che viviamo qui è in realtà un regresso in piena regola"
"Ma se, come dite voi, si tratta di un regresso, per quale ragione questo processo non si ferma? Non ho mai incontrato nessun'uomo che affermasse di preferire un regresso ad un progresso"
"Dite il vero, Artanis. Ma, nonostante ciò, è il denaro a smuovere gli animi. In questa città le persone si muovono e vivacchiano in nome del guadagno, e non disprezzano di passare sopra gli altri e la città stessa pur di ottenere profitti economici"
"Se è così, questa piccola società collasserà, mio signore"
"Possibile, anzi, quasi certo. Ma essi sono troppo impegnati per rendersene conto, sono tanto impegnati da non aver percepito l'ingresso di un Arconte Magister in questo borgo"
"Da cosa lo avete capito?"
"I vostri atteggiamenti e le vostre parole dicono più di quanto voi immaginiate, caro Templare. Ed io, col lavoro che ho svolto fino a pochi anni or sono, ho incontrato ogni genere di individuo, perciò ho una certa esperienza nel riconoscere chi mi trovo davanti".
"La saggezza è un dono raro, e voi siete uno dei pochi che lo hanno ricevuto".
"E' un grande complimento. Riceverlo poi da un Arconte Templare mi riempie di gioia e gratitudine".
Dopodichè Rufus si alzò in piedi, raggiungendo il finestrone che dominava la sala, dando le spalle ad Artanis, e disse: "Io vi ho ospitato perchè è giusto che un'anima come la vostra resti fuori da quella bolgia infernale con la quale ho imparato a convivere. Io sarò la vostra guida, se lo vorrete. Ma non vi fate illusioni".
"Lo so, ho inteso".
"Siete sveglio, Cavaliere".
"Sono un Templare".
Un piccolo sorriso nacque sul viso dei due.
Artanis passò la notte lì, e, il giorno dopo, con il nobile destriero Balihas completamente riposato, ripartì per il proprio viaggio senza meta. Prima però volse un ultimo, nobile e rispettoso saluto a Rufus, ripromettendosi di tornare a recargli visita.
Cambiare una mentalità radicata a tal punto tra le persone, è come smuovere una montagna a mani nude. Essa fa parte di una società destinata al collasso, e l'unica cosa che si è in potere di fare, è quella di salvare coloro che hanno capito. Coloro in grado di estranearsi da essa e vivere senza. Saranno loro stessi a fondare una nuova società, magari a monte della cittadina di Modà, laddove il fiume Natura è ancora incontaminato. Se è vero che esso nasce puro e trasparente, al suo passaggio nella città raccoglie tutti i rifuti che la società non sa smaltire, diventando grigio e opaco. E' lo specchio dell'animo umano.
Con queste parole in mente, Artanis proseguiva altrove, lontano da quel posto in cui il proprio operato era inutile ma, forse, con un pò di rammarico per non essere riuscito a dare alcun aiuto.
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il 13/03/2009 alle 22:48
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