Rime in Prosa vol.1

Quale destino?


Ci sono momenti in cui ti chiedi se la tua presenza in un certo posto sia frutto del caso o faccia parte di un disegno superiore. Ti chiedi se qualcuno ha voluto che tu fossi lì in quel momento per adempiere a un determinato compito.E quando ragioni sugli eventi ti rendi conto che, se tu non fossi stato proprio lì in quel momento, forse le cose sarebbero andate diversamente e la tua presenza ha fatto sì che si concludessero nel migliore dei modi.Poi, come una folata di vento, una volta adempiuto il tuo compito, la tua importanza svanisce nel nulla e la tua presenza torna ad essere inutile.Che sia un caso? Di tutto il tempo passato con quella determinata persona ti rendi conto di esserle stato utile per pochi ma essenziali attimi.Se fosse stata da sola come avrebbe reagito? Sicuramente non avrebbe superato quei terribili momenti.Allora tornano alla luce quei secolari dubbi sul destino già scritto. Quelle domande alle quali non si può dar risposta che scoprono dilemmi legati alla predestinazione, ad un disegno superiore, forse addirittura divino.E, come spesso accade, i dubbi esistenziali si riflettono sull'anima. Che sia stata questa una prova dell'esistenza di "qualcuno" lassù? Qualcuno che sa esattamente qual è il nostro ruolo in questa vita poichè dalla sua mente è scaturito il nostro destino?Capire chi sia, questo è il problema. Personalmente io credo nel destino, ma non come qualcosa di fisso (come sostengono i Calvinisti) ma come un qualcosa di modificabile. Una sorta di filone narrativo - dove a narrarsi è la nostra vita - che può essere rivisto e modificato. Un incipit iniziale insomma.Ovviamente questa posizione è ampiamente discutibile, ma io la penso così.Chi mi guida nel percorrimento della mia strada? Religiosamente parlando, Buddha o Dio?Questo è il mio dubbio.