Mondi di celluloide

GIU' AL NORD


-Titolo: Giù al Nord (Bienvenue chez les ch'tis) -Anno: Francia 2007-Genere: Commedia-Durata: 106 minuti -Rating: * * *-Migliore frase: "C'è un grande proverbio Ch'tis che dice: quando uno straniero viene a vivere al Nord raglia due volte, quando arriva e quando riparte."-Sito internet: Francia:http://www.chtinn.com/Philippe Abrams è un travet, un impiegato postale bugiardo e furbacchione. Dopo anni di carriera per non deludere la moglie la capricciosa Julie, truffa l'azienda beccandosi una sanzione disciplinare a causa della quale è costretto a trasferirsi all'estremo Nord della Francia. Il Nord-Passo di Calais è una regione la cui fama (pessima) di posto freddo e inospitale alimenta da sempre leggende e luoghi comuni. Philippe parte demoralizzato ma una volta arrivato in loco il calore umano e la simpatia travolgente della popolazione autoctona rovesciano i suoi pregiudizi e gli rendono quantomai piacevole la permanenza. Giunge finalmente anche in Italia il film campione d'incassi d'oltralpe, che ha piegato letteralmente in due la Francia dalle risate. Dalle nostre parti probabilmente non replicherà lo stesso colossale successo, dovuto in gran parte all'identificazione del pubblico con gli sterotipi mentali del francese medio. Ma ciò che appare subito allo spettatore di qualsiasi provenienza è che il film sia un lavoro lieve e godibilissimo.  La sua ilarità è merito delle gag esilaranti disseminate qui e là in tutta la storia e della bravura nell'interpretazione di Dany Boon (nella parte di Antoine Bailleul, un trentacinquenne bamboccione la cui madre morbosa e invadente riporta alla mente le mamme italiane del sud, presenze sempre troppo ingombranti nella vita dei figli) e del grande Kad Merad, attore incredibile che veste i panni di Philippe, il protagonista. Apprezzabile anche il soggetto (dello stesso Boon) che ruota tutta attorno ai Ch'tis, che sono un po' i terroni di Francia, ma al rovescio, visto che provengono da settentrione. Il film punta a smantellare miti e false credenze che li dipingono come bifolchi incivili, ignoranti e arretrati, cliché che devono essere veramente molto diffusi e radicati visto il riscontro del pubblico. Da ciò Giù al nord, la traduzione nostrana del titolo. Ottimo il doppiaggio italiano, a cui è spettato il difficilissimo compito di rendere nella lingua del bel Paese il dialetto della cittadina di Berges, forse uno degli elementi di maggiore simpatia della pellicola, che qua diventa una lingua impiastricciata con improbabili accenti simil-romagnoli,  ma ugualmente molto divertente. Il particolare più originale del film è un insolito strumento musicale, simile ad un pianoforte posto nella torre di un campanile e nel quale ogni tasto fa risuonare una campana diversa creando una melodia che si diffonde in tutto il paese. Un film ironico, leggero, mai volgare e ben girato che conferma l'abilità dei cugini di Francia dietro la macchina da presa.