Mondi di celluloide

LA CONIGLIETTA DI CASA


-Titolo: La coniglietta di casa (The house bunny)-Anno: Usa 2008-Genere: Commedia-Durata: 97 minuti-Rating: * * * -Migliore frase: "Gli occhi sono i capezzoli della faccia!"-Sito internet: Italia: http://laconigliettadicasa.it/Usa: http://www.thehousebunny.com/Shelley è un'oca giuliva di 27 anni. Orfana, con un fisico da pin up e un visino perfetto si ritrova niente popodimenoche a fare la coniglietta per la famosa rivista Playboy con tutti i privilegi del caso, tra cui vivere nel lusso nella Playboy Mansion con il fondatore Hugh Efner e le sue tre fidanzate. Ma una rivale senza scrupoli la fa cacciare dalla rivista, e lei resta disoccupata e senza tetto. Alla ricerca di un alloggio ma anche di una nuova collocazione nel mondo si imbatterà così in un gruppo di sette povere universitarie sfigate. Le giovani componenti della confraternita femminile Zeta Alpha Zeta (che sfiorano il grottesco) sono completamente allo scuro delle buone maniere e digiune dei minimi rudimenti indispensabili in fatto di moda e femmilità (ma guarda caso!). Spetterà così a Shelley l'ingrato compito di trasformare il bruco in farfalla e operare la trasformazione in cigno degli anatroccoli, che più sgraziati non potrebbero essere. "La pupa&il secchione" tutto in versione femminile però. Il film è una commedia piuttosto leggera, divertente e ben girata che segue una tendenza a mio avviso molto comune nelle produzioni Usa, quella della metamorfosi, soprattutto di immagine e di look, del protagonista nel corso della trama. Un film sulle apparenze la cui morale sembrerebbe essere " bisogna essere se stessi e non badare all'immagine esteriore". Ma che è invece tutto un inno all'estetica e alla cura per la propria persona. Morale ampiamente smentita anche dalle curve sempre in mostra della bella Anna Faris di Scary Movie (credibilissima nella parte di Shelley), dalle riprese a culi e tette e dagli atteggiamenti ammiccanti delle attrici. 
Notevole la somiglianza dellaFaris con la Britney Spears dei tempi d'oro in cui vendeva dischi a palate riuscendo a mantenersi ancora sobria e lontana dalle rehab. Per il resto è tutta una celebrazione del mito di Playboy, di Hugh Hefner e del suo bord...(pardon), della sua sfarzosa residenza. La sua fama è ormai nota ai più a livello planetario, al punto da arrivare ad essere ispirazione anche per il cinema. Una pellicola per nulla impegnativa, leggera, prevedibile, che a momenti riporta alla mente "La rivincita delle bionde" (che nel 2001 fece una star di Reese Witherspoon) e tutti i luoghi comuni sulla stupidità presunta delle belle donne, meglio se dalla testa platinata. Consigliato per una serata da pigiama party tra amiche (tardo-adolescenti).