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L'OSPITE INATTESO 

Post n°23 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da cinereporter
 

 

-Titolo: L'ospite inatteso (The visitor)
-Anno: Usa 2007
-Genere: drammatico
-Durata: 104  minuti
-Rating: * * *
-Migliore frase: "Fingo e basta. Fingo di essere occupato, di lavorare, di scrivere, ma non faccio niente."
  
Walter è un professore di economia vedovo. Ha una cattedra nel Connecticut, ma per caso viene mandato a New York a fare da relatore ad un convegno scientifico. Decide dunque di alloggiare per una settimana nel suo vecchio appartamento nella Grande mela, in cui non mette piede da tempo. Vi troverà una coppia di inquilini abusivi: Tarek, siriano, e Zainab, la moglie senegalese di colore. Tutto comincia per un equivoco ma finisce per dar vita ad una grande amicizia tra Walter e Tarek, scandita dal tam tam del suo bongo e dal ritmo travolgente che anima le loro serate.  Il regista Tomas McCarthy porta in scena un film che affronta contemporanemente diversi temi, tutti importanti, senza perdere mai il bantolo della matassa, senza far aggrovigliare la trama, evitando di incartandosi nella retorica fine a se stessa o perdendo il ritmo del racconto, come facilmente sarebbe potuto accadere.
 L'ospite inatteso è la storia del viaggio di Walter, che da gita fuori porta si trasforma in un percorso introspettivo, alla ricerca del significato della sua esistenza. Nel viaggio verso NY si ritroverà a domandarsi dove sta andando e perché, scoprendosi ormai del tutto privo di motivazioni. 
Una serie di incontri inattesi sconvolgerà la sua vita, che è da troppo solo una forma di sopravvivenza per inerzia, scandita dal tempo che passa inesorabile. Ma The visitor è anche e soprattutto un film che parla dell'America del dopo 11 settembre,  un'America xenofoba, spaventata e timorosa. Estremamente ostile con gli extracomunitari. Il regime di tolleranza zero dell'Amministrazione Bush nei confronti degli islamici è insostenibile e porta all'estradizione anche chi ha messo piede sul continente con le migliori intenzioni. 
Risultato: l'integrazione per gli stranieri in cerca di lavoro è un miraggio. Il sogno americano per loro è off limits. Il film è uno spaccato della società americana degli ultimi anni, tracciato dal punto di vista degli immigrati. Qualcuno ci potrebbe intravedere un suggerimento politico rivolto a Barack Obama, vista la sua uscita a poco più di un mese dall' elezione del futuro presidente. Istruttivo.
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Commenti al Post:
Tapiroulant
Tapiroulant il 20/12/08 alle 14:00 via WEB
Dopo Come Dio Comanda, è il film che voglio più vedere al cinema (sempre che faccia a tempo). Spero solo che i temi scottanti non li tratti alla maniera di Changeling...
 
 
cinereporter
cinereporter il 20/12/08 alle 16:18 via WEB
Questo è un bel film, per carità, ma non ha niente da spartire con Changeling e con i capolavori del maestro Clint Eastwood, lì siamo a tutt'altro livello cinematografico... di certo moooolto più su di questo.
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 21/12/08 alle 10:27 via WEB
Aspetta, non ho capito x°D Intendi dire che Changeling è fatto meglio o il contrario o...?^^'
 
 
cinereporter
cinereporter il 21/12/08 alle 15:15 via WEB
Meglio Changeling e peggio questo.
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 23/12/08 alle 15:42 via WEB
E come mai?
 
 
cinereporter
cinereporter il 26/12/08 alle 18:39 via WEB
Perché Changeling è un dramma che fa riflettere sulle ingiustizie, che fa vedere allo spettatore da vicino la via crucis di una madre in cui molte donne si potrebbero identificare, perché parla di sofferenza e di sentimenti umani con una delicatezza enorme e perché è ottimamente girato e interpretato. Questo è un film carino, ma il regista deve ancora crescere. Certo promette bene, ma deve ancora fare strada...Ti bastano come motivi?
 
Tapiroulant
Tapiroulant il 28/12/08 alle 09:45 via WEB
Ho capito^^ (anche se non sono così d'accordo nel magnificare la regia di Eastwood, che in questo film non m'è piaciuta troppo...)
 
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