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Post N° 50


Tra le uova, gioie e doloridi Luca MaciGiornate intense queste prepasquali siciliane, nel bene e nel male.Forse qualcosa comincia a cambiare; dopo tante richieste, mosse da più parti in più occasioni, la commissione parlamentare antimafia ha proposto un codice di autoregolamentazione dei partiti per la scelte dei candidati nella formazione delle liste elettorali, prevedendo l’esclusione dei cittadini rinviati a giudizio per reati connessi all’associazione mafiosa, l’estorsione, l’usura, il riciclaggio. In realtà, purtroppo, il codice etico, che dovrebbe trovare attuazione già dalle prossime elezioni amministrative, rimane applicabile ai candidati ai consigli comunali e provinciali, prevenendo così eventuali successivi scioglimenti per infiltrazione mafiosa degli stessi. Bene, ma non basta; perché in tal modo ci ritroveremo comunque, come già accade, personaggi “indesiderati” a rappresentarci nelle più alte sedi democratiche (consigli regionali e  parlamento), probabilmente anche con cariche di primo piano, di alta responsabilità controllo e garanzia.Velocemente, si dovranno trovare degli strumenti con i quali ampliare queste regole all’intera rappresentanza politica, pretendendone la rigida applicazione, senza se e senza ma. Ma qui il problema sarà quasi paradossale: riuscirà la politica a svolgere contemporaneamente il ruolo di controllore e di controllato? Scusate se ne dubitiamo, pur sperandoci.E qui subentra un’altra responsabilità morale, quella degli elettori; già perché qualcuno poi li voterà questi personaggi del malaffare mascherati da gentiluomini! Per cui anche l’elettorato dovrà impegnarsi a non votare più tali personaggi già quando, seppur non indagati e/o condannati, si sappiano essere, come si dice, “in odor di mafia”.Certo per questo occorre rimettere, cosiccome invece l’attuale legge elettorale nega, il diritto/dovere di scelta dei propri delegati ai cittadini. Nel caso in cui, poi, questa tanto agognata “pulizia” interna della politica sia impedita da una qualche legge in vigore, si metta in conto di rivederla nell’ottica, ora, di un vero garantismo (non più alibi), della giustizia e della libertà della collettività, perfino al di sopra delle singole libertà individuali quando queste finiscono per essere lesive del bene comune. Si neghi pure, allora, cosiccome previsto dalla Costituzione, il diritto di voto, attivo e passivo, nei casi di “indegnità morale”. Si approntino nuovi strumenti, e si ripeschino le decantate proposte (si veda ad es. il disegno di legge Lazzati), che mirano a tranciare i consolidati rapporti mafia-politica che la Sicilia e l’Italia intera subiscono ormai dal lontano ’43.Fortunatamente sono passati già da tempo gli anni in cui si affermava che”la mafia non esiste” ma ancora con gran travaglio si ammette l’interrelazione tra gli interessi mafiosi e la gestione del potere e degli affari attraverso pubblici rappresentanti e dipendenti.I recenti arresti del trapanese hanno messo in luce la commistione d’interessi ed un perfetto coordinamento in un sistema di potere condiviso tra mafia, politica ed imprenditoria attraverso, tra l’altro, la gestione delle aree edificabili (in realtà agricole riconvertite, di concerto, a scopo di lucro) e delle costruzioni, l’imposizione di prezzi e fornitori, la manipolazione del mercato. Dalle indagini è resa evidente la volontà e la capacità di interferire, o addirittura di delineare, nelle decisioni politiche attraverso la manipolazione di strumenti pubblici come i Piani Regolatori Generali, attraverso un sistema corruttivo ben radicato e diffuso.Speriamo, quindi, che questi fatti siano d’insegnamento e facciano da monito anche per la nostra realtà locale.Infine, non resta che condannare un gesto più che spiacevole compiuto a Termini Imerese dove ignoti hanno sradicato l’albero piantato in memoria di Peppino Impastato, personaggio-simbolo dell’opposizione civile e pacifica allo strapotere mafioso. Anche nel caso in cui si tratti di una “ragazzata”, è inquietante che ci siano dei ragazzi che pensino comunque di calpestare la memoria di coloro i quali hanno lottato, e pagato con la morte, per la nostra libertà, e di infierire attraverso dementi slogan inneggianti alla mafia.Intanto qualcuno rilancia con la caccia a Matteo Messina Denaro. In questa lotta, chi si ferma è perduto!